TARANTO - «I servizi sociali a Taranto fanno davvero tanto: un lavoro silenzioso e poco valorizzato, ma importante. Il problema tuttavia è che i reati tra i minorenni continuano ad aumentare e questo sforzo non basta più. Chi si troverà ad amministrare il Comune di Taranto dovrà implementare questi servizi se vogliamo combattere la povertà educativa».
La procuratrice dei minorenni Pina Montanaro lancia quasi un appello: dopo la notizia diffusa dalla Gazzetta sull'inchiesta che ha coinvolto 7 minori accusati di lesioni aggravate dall'odio razziale e vilipendio all'Arma dei carabinieri, descrive il quadro delicato che le attività degli inquirenti riescono a tracciare nel capoluogo e nell'intera provincia.
«I reati sono ancora in aumento: nel 2022 i fascicoli d'indagine sono stati 272 e nel 2023 sono saliti a 293. Nel 2024 purtroppo abbiamo raggiunto quota 324» spiega il magistrato. Insomma nell’intera provincia ionica quasi l'8 per cento in più tra 2022 e 2023 e addirittura una crescita del 10,5 per cento nel 2024. Numeri che non sono molto diversi da centri urbani paragonabili a Taranto, ma che creano comunque inquietudine. «Abbiamo registrato – aggiunge il capo degli inquirenti – un notevole aumento di reati legati agli stupefacenti, ma anche per rapina e ricettazione spesso ai danni di coetanei e persino dei genitori. Il punto che preoccupa maggiormente – evidenzia Montanaro – è che sono reati connotati da violenza e aggressività. Sono minacce, estorsioni, danneggiamenti e a volte quasi immotivati». Non solo. I protagonisti hanno spesso meno di 14 anni e quindi non imputabili per legge e agiscono in gruppo. Dopo la pandemia sono cresciuti i casi di disturbi del comportamento, le diagnosi psichiatriche e la violenza familiare: talvolta sono i genitori esasperati a denunciare, altre volte, invece, gli inquirenti si imbattono in queste situazioni di disagio attraverso vicende che arrivano dal tribunale dei minori. «Tutto questo è espressione di una crisi educativa che richiede interventi preventivi. La magistratura penale si muove in fase sanzionatoria, quando il reato è già avvenuto, anche se fortunatamente il processo minorile apre un percorso di recupero e in molti casi porta a ottimi risultati. Il problema è che una volta rieducati ai valori, questi ragazzi devono rientrare in un ambito territoriale che consenta loro di proseguire quella strada». Perché questo avvenga è necessario muoversi in rete: l'istituto della messa alla prova e la giustizia riparativa quindi coinvolgono anche famiglia e quartiere per assicurare un futuro più sereno. «Singolarmente nessuno dei ragazzi che finiscono in queste aule è irrecuperabile, ma quando provengono da contesti difficili sono attratti dai gruppi: l'idea di diventare leader senza magari studiare o senza compiere sacrifici, è un'idea attrattiva per molti di loro. Proprio per questo chi sarà deputato ad amministrare Taranto dovrà potenziare la rete, rafforzare quella collaborazione istituzionale con le famiglie, le scuole, le parrocchie. Occorre offrire possibilità alternativa. Purtroppo – prosegue la procuratrice – le esigenze sono altissime: urge riqualificare il territorio che insieme con interventi educativi possono consentire di scegliere. Il rischio di isolamento, per i ragazzi, ma anche per le famiglie, è davvero molto alto e allora serve agire più fronti. Glielo ripeto – conclude il magistrato – il welfare qui compie davvero un grande lavoro, ma purtroppo non basta: bisogna investire di piu».