Un nuovo Gonfalone per la confraternita del Carmine. Si tratta della cosiddetta grande bandiera nera portata in processione, il Venerdì Santo, avvolta e legata con un nastro nero sul suo stesso asse, in segno di lutto. «Dopo 350 anni – ha spiegato il priore Antonello Papalia - la voglia di recupero e di un’attenzione maggiore al patrimonio artistico e culturale della confraternita, ci ha spinto a realizzare un nuovo Gonfalone che fosse prezioso, non solo per la bellezza esteriore, ma soprattutto per il valore culturale. Abbiamo sentito il maestro Roberto Ferri che ci ha consentito di realizzare questo progetto, mettendone al centro Taranto e la tarantinità». L’artista che ha realizzato il dipinto al centro del Gonfalone, infatti, è nato a Taranto, ha frequentato il liceo artistico che allora si chiamava Lisippo e oggi è un esperto di pittura antica, dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento. «È un orgoglio e un’eccellenza per questo territorio – sottolinea Papalia - e una confraternita che della tradizione fa la sua parte essenziale naturalmente si riconosce nella tarantinità».
I nuovi dipinti saranno apposti sui due lati del gonfalone in copie autenticate, mentre gli originali verranno esposti nella cappella dove è custodito il Crocifisso, come segno di devozione e di valore artistico. Il maestro tra i suoi straordinari lavori è anche l’autore dei dipinti che adornano le scenografie della serie Netflix “Il Gattopardo”. Un lavoro lungo e dettagliato, quello per i due ritratti: un volto di Gesù Cristo e un angelo, dipinti olio su tela belga, non una scelta casuale.
«La tela belga – ha raccontato Ferrari – è una fabbricazione centenaria. È una fabbrica che nasce nel 1600 e ancora oggi continua a fabbricare tele di grande qualità. Preparazione a gesso e poi dipinto ad olio, come nella tradizione italiana. Questa è la mia prima opera pubblica a Taranto ed è per me veramente motivo di orgoglio, soprattutto per l’importanza della commissione, perché ha un’eredità storica veramente importante. Una storia lunga 350 anni ha il suo peso e per me è veramente una bella emozione».
Ma non solo il dipinto. Prodotta a mano anche la grande bandiera nera e i suoi ricami, grazie al lavoro di un altro artigiano: Gabriele Maria Cosma Baldari. Si tratta del maestro che ha confezionato e realizzato il Gonfalone, in passato aveva già restaurato il vecchio abito dell’Addolorata, così come i parati che i sacerdoti utilizzano nelle messe più importanti della confraternita. Un’opera di recupero di quei tessuti e dei ricami, che altrimenti avremmo rischiato di perdere. «In questo – aggiunge Papalia – c’è una ricerca costante della conservazione del patrimonio artistico». Un lavoro certosino tramandato da generazioni nella famiglia Baldari. Ogni ricamo ha un suo significato, nulla è lasciato al caso. «Due elementi – ha spiegato il ricamatore – narrano la morte e resurrezione, la corona di spine e le foglie di acanto».