CASTELLANETA - Ammonta a quasi 2 milioni e 400mila euro la richiesta di risarcimento avanzata dai legali di parte civile che rappresentano, tra gli altri, anche Giovanni Gugliotti, ex sindaco di Castellaneta ed ex presidente della Provincia di Taranto, bersaglio nel 2021 di una campagna diffamatoria mentre era in corsa come primo cittadino alle amministrative del comune in provincia di Taranto.
L’inchiesta sulla «spy story» vede coinvolte 8 persone che rischiano ora di finire a processo: tra queste anche suoi ex sostenitori, consiglieri comunali, l’ex presidente del consiglio comunale e persino due sottufficiali militari. Nell’udienza preliminare di ieri mattina, il giudice Gianna Martina ha infatti accolto le costituzioni di parti civili anche dell’ex magistrato Matteo Di Giorgio, dell’avvocato e consigliera comunale Maria Terrusi e dell’ex consigliere provinciale ed ex candidato sindaco di Castellaneta Walter Rochira, rappresentati dagli avvocati Emidio Altavilla, Domenico Cantore, Gianni Marseglia e Antonio Raffo. In particolare, la richiesta presentata dall’avvocato Cantore che assiste Rochira include le indennità che avrebbe percepito svolgendo la carica, ma anche il danno d’immagine subito: il legale ha infatti sottolineato che l’inchiesta aveva indotto Rochira a non presentare la propria candidatura influenzando indirettamente il corso delle elezioni e condizionando le sue ambizioni politiche. Nel corso dell’udienza di ieri il giudice Martino ha inoltre rigettato l’eccezione sull’incompetenza territoriale sollevata dal collegio difensivo.
A rischiare di finire alla sbarra il 58enne ex consigliere comunale Vito Perrone e l’imprenditore 62enne Vito Fortunato Pontassuglia: entrambi, attraverso diversi account falsi, avrebbero accusato Gugliotti di truccare gare d’appalto e intascare denaro. Alla feroce campagna diffamatoria avrebbero preso parte anche il 46enne Settimio Surico, il 60enne Angelo Clemente, il 59enne Vito Nicola Putignano e due sottufficiali del Gruppo Forestale, il 58enne Giovanni Prisciantelli e il 60enne Maurizio Ronco e la 53enne ex presidente del Consiglio comunale di Castellaneta Simonetta Tucci. A quest’ultima viene contestata la calunnia per aver falsamente accusato Gugliotti, con il quale aveva precedentemente intrattenuto una relazione sentimentale, di violenza sessuale, atti persecutori e concussione: accuse poi archiviate, che misero in moto, come detto, la campagna diffamatoria ai danni di Gugliotti. Tutto, infatti, nacque proprio da quel filone d’inchiesta coordinato dai pubblici ministeri Antonio Natale e Marco Colascilla Narducci: secondo la denuncia, l’ex sindaco sarebbe stato filmato durante incontri intimi con una donna e poi avvicinato da alcuni imputati che avrebbero tentato di condizionare le sue scelte politiche, minacciandolo di diffondere le immagini di quell’incontro.