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Incendi, strade strette e segni del tempo: «Il Pug salvi l’oasi Pamunto»

 
VALENTINA CASTELLANETA

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VALENTINA CASTELLANETA

Incendi, strade strette e segni del tempo: «Il Pug salvi l’oasi Pamunto»

L’appello dei residenti e del Comitato a tutela dell’area tra San Vito e Lama dove vivono aironi cenerini, falchetti, civette, ricci e volpi

Lunedì 17 Febbraio 2025, 14:49

«Il piano urbanistico generale è una grande occasione per proteggere l’oasi Pamunto: è il momento di trasformarlo in parco per evitare che nemmeno un mattone possa essere impiantato in questo piccolo paradiso». È la speranza dei residenti di una piccola zona tra Lama e San Vito, tra via Tre Fontane via Vizzarro. Donne e uomini che hanno la fortuna (e la sfortuna) di vivere nelle vicinanze di quello che un tempo era il fiume Pamunto e oggi è poco più di un canale. Per salvaguardare quell’area si sono uniti in un vero e proprio comitato: vigilano, custodiscono a prezzo di grandi sacrifici. «Appena sentiamo una odore di bruciato o uno scricchiolio noi ci allertiamo». Vivono ogni estate con il fiato sospeso, pronti ad allarmare i vicini al primo suono innaturale oppure a un accenno di fumo e ogni piccolo segnale di incendio.

Quell’alveo fluviale lascia godere di uno spazio incontaminato che da via Tre Fontane arriva fino a Praia a Mare. Nei sogni di questi cittadini dovrebbe diventare un parco protetto in grandi di continuare a essere casa per aironi cenerini, rondini, falchetti, civette e gufi che al loro passaggio raccontano l’alternarsi delle stagioni.

«Noi tenderemo a proteggerlo – racconta la presidente del comitato Ylenia Gallo – non tolleriamo nuovo cemento, neanche un mattone deve essere poggiato. Ogni tanto troviamo delle cataste di oggetti, tempo fa avevano abbandonato un’intera camera da letto». Progetti ce ne sono stati, come quelli presentati per il piano di rigenerazione urbana, con cui il Comune nel 2016 chiese agli abitanti di dare un contributo. «Quest’area rientrava in un’idea di parco di connessione verde. Noi ascoltiamo le persone che abitano qui e da sempre hanno la necessità di zone dove andare a passeggiare, portare i bambini, zone parco. Non ci sono in questi quartieri dei luoghi come questo. I quartieri devono essere vivibili».

Ora, con la redazione del nuovo Pug sperano che questa zona abbia una nuova possibilità. Le problematiche sono tante: i residenti denunciano una deviazione importante del letto del fiume che comporta privazioni della risorsa idrica alle abitazioni vicine. Inoltre, le vie di fuga sono rese impraticabili da un privato nel versante di San Vito. Quando si arriva da Lama, invece, le strade si fanno talmente strette che persino ambulanze e mezzi dei Vigili del Fuoco, non riescono passare. Poi si sbuca in alcuni terreni coltivati a vite e piccoli frutteti. Più avanti un sentiero conduce a un ponte pedonale, nato grazie ad una conduttura idrica dell’impianto Gennarini, che sovrasta l’oasi. Ma il tempo lo ha deteriorato. Qui lo sguardo si perde verso il mare e si sente solo il rumore del vento tra le canne e il cinguettio dei passerotti. Il letto del fiume è nascosto da un folto cannizzo, dove si nascondono le rane, ricci e volpi. I residenti giurano di aver visto anche delle anguille risalire il corso d’acqua.

Un grande area quasi selvaggia, a pochi chilometri dalla città, risparmiata da abusivismo edilizio e dalle coltivazioni di vigne e ulivi. In parte zona demaniale, in parte zona militare, è un luogo bellissimo fermo nel tempo che ha già le sembianze di una riserva naturale, mantenuta intatta per miracolo.

Dei begli ulivi spontanei e dei grandi pini che facevano ombra non restano che tronchi neri accasciati per terra, segno indelebile dell’ultimo incendio che quest’estate ha distrutto l’oasi e la sua macchia mediterranea.

È stato il primo incendio, quasi dieci anni fa, ad aver unito il comitato, all’inizio erano semplici vicini di casa. «Ci hanno unito le nostre paure – racconta Gallo - e una serie di valutazioni che poi nel tempo abbiamo buttato giù in termini formali. Sono anni che parliamo di questo posto, chiacchierando tra di noi o nelle varie riunioni e nella chat che abbiamo costituito appositamente per questo problema. Abbiamo più volte chiesto al Comune una serie di attenzioni, ma che ancora non vedono risultato».

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