Ci sono anche due ufficiali tarantini tra le otto persone (5 militari e 3 civili) che rischiano di finire a processo dopo essere il coinvolgimento nell’inchiesta sul contrabbando internazionale di merci e sigarette nella missione «Mare Sicuro» a bordo di Nave Capri, impegnata in acque libiche fino al 2018.
Nel giugno dello scorso anno erano scattate 5 misure cautelari nei confronti di altrettanti imputati: un blitz che è stato l’epilogo delle investigazioni della Guardia di finanza di Brindisi coordinate dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca che hanno chiesto, come detto, il rinvio a giudizio per tutti.
Un’inchiesta che in realtà è un nuovo capitolo di un altro filone di indagine che per fatti praticamente identici, alcuni anni fa, portò all’arresto di diversi militari e tra questi Marco Corbisiero: il militare tarantino, difeso dall’avvocato Fabrizio Lamanna, per quelle accuse era stato condannato in primo grado, pena confermata anche in appello, a 6 anni di reclusione.
Queste nuove indagini avrebbero portato alla luce, come detto, un nuovo commercio illegale di sigarette provenienti dalla Libia: circa 300 chilogrammi, secondo gli inquirenti, erano stati imboscati nelle cale dell’unità navale e poi sbarcati nei porti italiani per essere vendute ad amici e colleghi. Secondo l’accusa al vertice del sistema c’erano l’ufficiale in seconda Nicola Petrelli e il capitano di corvetta Corbisiero. Ai due viene contestato di aver acquistato quintali di “bionde” di provenienza estera e di averne trasferito ingenti quantitativi durante gli attracchi nelle basi militari libiche e nel porto di Brindisi, Augusta e La Spezia facendone pagare i costi alla forza armata attraverso un sistema di false fatturazioni ad alcune fittizie società facenti capo all’ufficiale libico Mohamed Ben Abulad Hamzad. Per gli investigatori, Petrelli grazie al ruolo di capo gestione patrimoniale aveva piazzato i suo uomini nei ruoli strategici per gestire tutte le varie fasi del business e affidato la forniture di beni e servizi per la nave Capri anche con false indagini di mercato e informazioni per favorire alcune società riconducibili all’ufficiale Hamzad: a queste imprese venivano pagate fatture fasulle oppure gonfiate per consentire l’acquisto di sigarette. Per gli investigatori a procacciare i clienti del traffico illecito c’era Carmelo Di Pernia sottocapo in servizio sulla nave militare, mentre Francesco Castano ufficiale capo delle operazioni di nave Capri assistito dall’avvocato Egidio Albanese si era incaricato di trasferire sul suolo italiano la merce di contrabbando.
Secondo le carte della procura, alcuni familiari di Petrelli avevano aiutato a nascondere la merce illegale mentre il 44enne Roberto Fusco avrebbe fatto da corriere tra il porto di Brindisi e quello di La Spezia dove poi avrebbe consegnato la merce caricata e nascosta su un’altra nave per poi recapitarla a Petrelli.
Per gli 8 imputati sarà il giudice Benedetta Nestore a stabilire se far cadere le accuse oppure rinviarli a giudizio; intanto il Ministero dell’Economia e della Difesa sono stati individuati come parti offese dalla procura e potrebbero costituirsi parte civile.