TARANTO - «Il fatto non sussiste». È questa la formula con cui il collegio di magistrati presieduto dal giudice Loredana Galasso ha assolto un 25enne di nazionalità nigeriana accusato di tentata violenza sessuale dalla ex convivente connazionale. È stato inoltre prosciolto dall’accusa di stalking e lesioni personali: nel corso del dibattimento, infatti, l’ex fidanzata ha ammesso di aver imbastito la storia e di averlo denunciato per «liberarsi» di lui, dal momento che aveva iniziato una nuova relazione.
I fatti per cui il 25enne è finito a processo risalgono ai tempi della relazione sentimentale avvenuta tra i due: una storia cominciata nel 2018 e durata tra alti e bassi, tre anni. La donna aveva presentato denuncia e nel farlo aveva raccontato di aver subito diverse aggressioni fisiche e anche verbali dall’ex compagno. Gli episodi descritti in sede di querela avevano ricostruito una situazione di soggezione psicologica e di grande sofferenza: in particolare aveva raccontato di essere stata presa a schiaffi, calci, pugni in un ristorante davanti al figlio minorenne perché l’imputato si era convinto che lei intrattenesse relazioni con altri uomini. Un’altra volta, invece, il 25enne era entrato nella sua abitazione, al termine della relazione e l’aveva spintonata facendola cadere per terra e poi presa ancora una volta a schiaffi. La ricostruzione si era spinta alla tentata violenza sessuale. Reati, come la violenza sessuale e lo stalking, che si collocano nella fattispecie prevista dal Codice Rosso con pene molto dure e iter giudiziari più veloci proprio per salvaguardare le vittime che subiscono violenza. Un quadro accusatorio gravissimo, che però l’avvocata Lucia De Rosa ha smontato in ogni punto: lo stesso imputato, poi, ascoltato nel corso del dibattimento, aveva respinto ogni accusa e ribadito la propria innocenza. Ed è stato proprio nel corso di una delle udienze che la ex del 25enne ha infine ammesso, come detto, di aver inventato tutto, forse rendendosi conto della gravità delle accuse rivolte al suo ex compagno e delle conseguenze a cui queste avrebbero portato.
Il collegio di magistrati, per i reati procedibili d’ufficio, si è comunque espresso in favore dell’imputato, assolvendo l’uomo da tutti i capi di imputazione e mettendo dunque la parola fine su questa vicenda.