Sabato 06 Settembre 2025 | 12:11

Taranto, abbandonò il figlio appena nato tra i cassonetti dei rifiuti: 25enne ora rischia il processo

 
alessandra cannetiello

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alessandra cannetiello

Lasciò il figlio tra i cassonetti 25enne ora rischia il processo

In via Pisanelli il 12 agosto 2023. Il bimbo venne tratto in salvo da una passante che sentì il neonato piangere. La donna, georgiana, ha ottenuto di restare in Italia per altri tre anni

Venerdì 12 Luglio 2024, 07:18

TARANTO - Rischia di finire a processo la 25enne georgiana che abbandonò il figlio appena nato, tra i cassonetti di via Pisanelli, nel centro di Taranto, il 12 agosto 2023. Il pubblico ministero Marzia Castiglia ha infatti chiesto il rinvio a giudizio e ora sarà il gup a dover valutare le accuse nei suoi confronti. La donna, difesa dall’avvocato Francesco Zinzi, è accusata di abbandono e tentato infanticidio: il bimbo venne tratto in salvo da una passante che sentendo il neonato piangere e aveva immediatamente chiamato la polizia.La 25enne era arrivata in Italia nel marzo del 2023, già al 4 mese di gravidanza e ai poliziotti aveva riferito di non ricevere l’aiuto di nessuno e di aver partorito nel bagno dell'appartamento della di cui si occupava come badante.

Rintracciata dalla Polizia di Stato, dopo che suo figlio fu tratto in salvo, spiegò agli agenti che il gesto estremo di abbandonare suo figlio, era stato un atto di paura, perché la sua condizione di immigrata in Italia e le difficoltà economiche non le avrebbero permesso di occuparsi del figlio in modo adeguato.Per il pm Marzia Castiglia, però, la donna avrebbe agito con l’intento di cagionare la morte del piccolo, ma, quella scelta di abbandonare il figlio, secondo la procura, sarebbe da rintracciare nelle «condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto»: lo stesso magistrato inquirente ha infatti evidenziato già nell'atto di accusa che si tratta di una «donna sola di giovanissima età, di nazionalità georgiana, da poco giunta in Italia e in condizioni di bisogno economico, priva di riferimenti assistenziali». Per la giovane madre, inoltre, era stato emesso anche decreto di espulsione dall’Italia, ma l’avvocato Paolo Di Bartolo, che segue i risvolti civili della vicenda, ha chiesto e ottenuto dal Tribunale dei minori, la permanenza per altri 3 anni sul territorio italiano.

Il presidente del collegio, Patrizia Famà ha motivato la decisione spiegando che «l’espulsione della donna provocherebbe nel minore, nato in questo territorio, un distacco di tipo traumatico dalla unica figura genitoriale di riferimento» e che il bimbo «vive da sempre unito alla mamma e ha estremo bisogno di continuare l’esperienza di attaccamento». Inoltre la 25enne «nonostante le difficoltà e l’innegabile shock emotivo iniziale si è saputa e voluta affidare mantenendo fermo il suo interesse materno» e che al momento «è assente qualsiasi tipo di allarme sociale». Il giudice dei minori ha infine concluso che se «il minore seguisse la madre nel paese di destinazione, verrebbe meno la fonte di reddito e l’allocazione abitativa con la quale è stata sinora garantita la sua sopravvivenza e dunque la precondizione del benessere psicofisico». La 25enne e il suo bambino, che ora ha un anno, sono affidati ai servizi sociali e attualmente ospiti di una comunità che favorisce il ricongiungimento tra genitori e figli.

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