TARANTO - «Ascoltare in aula le intercettazioni in forma integrale». È una delle richieste avanzate dall’avvocato Michele Rossetti alla Corte d’assise d’appello di Taranto che sta celebrando il secondo grado di «ambiente svenduto», il processo sulle emissioni nocive dell’ex Ilva che a maggio 2021 portò a 26 condanne che colpirono, oltre ai Riva, anche pezzi della politica locale come l’ex presidente della Provincia ionica Gianni Florido e l’ex assessore Michele Conserva. L’avvocato Rossetti, legale di Conserva, nell’ultima udienza ha chiesto alla Corte presieduta dal giudice Antonio Del Coco, di disporre l’ascolto in aula di alcune conversazioni captate durante le indagini e che sono state al centro dello scontro tra accusa e difesa nel primo grado di giudizio. La difesa, infatti, è riuscita a dimostrare che un passaggio determinante di un’intercettazione era stato trascritto male: un dettaglio non trascurabile che, anche per quel passaggio, Conserva e Florido a maggio 2013 furono arrestati e condotti in carcere con l’accusa di concussione per aver fatto pressioni sui dirigenti provinciali affinché firmassero l’autorizzazione alla discarica «Mater Gratiae».
Un via libera che secondo l’accusa era fortemente voluto dai Riva per risparmiare sui costi di smaltimento dei rifiuti. Proprio in una trascrizione, la parola «firmare» era stata inserita dagli investigatori, salvo poi accertare che in realtà quella parola non era mai stata pronunciata. Ed è per questo che l’avvocato Rossetti ha chiesto che quelle conversazioni vengano ascoltate alla presenza di tutti nel corso di una udienza del processo. Sul punto, come su tutte le altre questioni preliminari, la Corte deciderà nelle prossime udienze.
Tra i nodi principali da sciogliere ci sono le richieste di trasferimento del giudizio a Potenza, ma anche di spostamento di alcuni posizioni a Bari, dove sarebbero stati commessi alcuni reati. L’eccezione riguarda l’ex governatore Nichi Vendola e l’ex dirigente del settore Ambiente Antonello Antonicelli: nell’ultima udienza gli avvocati Vincenzo Muscatiello e Francesco Marzullo ha sostenuto che non c’è nesso tra le accuse mosse ai loro clienti e quelle fatte ai vertici della fabbrica, e quindi il Tribunale competente dovrebbe essere quello barese.