TARANTO - Sarà la corte d'assise di Taranto a giudicare le responsabilità di una badante 63enne accusata di aver abbandonato per due giorni un anziano caduto dalla poltrona e deceduto quasi due mesi dopo per le conseguenze riportate.
La vicenda è finita infatti all'attenzione della corte presieduta dal magistrato Filippo Di Todaro e a latere Loredana Galasso che nei giorni scorsi ha dato il via al processo.
I fatti risalgono a giugno 2020, quando l'anziano che abitava nei pressi di viale Magna Grecia, cadde dalla poltrona: la donna che lavorava come badante, a causa delle mole dell'uomo, avrebbe provato a tirarlo su, ma senza riuscirci. Ed è a questo punto che i racconti sulla vicenda prendono una piega poco chiara.
La donna, infatti, racconta di aver chiamato il 118, ma in quel momento di profonda emergenza dovuto alla pandemia da Covid, gli operatori risposero che in quel momento non c'era la possibilità di fornire aiuto perché impegnati in casi ben più gravi. La 63enne, così, ha raccontato di aver pensato di chiamare il nipote dell'anziano per avere un aiuto: questi, dopo averle inizialmente risposto che era impegnato, sarebbe arrivato qualche tempo dopo, ma neppure insieme sono riusciti a sollevare l'anziano. La donna ha inoltre raccontato che in quel momento proprio il nipote dell'uomo le avrebbe detto di andare e che avrebbe pensato lui a risolvere la vicenda.
Anche l'uomo è inizialmente finito sotto accusa, ma al termine del processo abbreviato è stato assolto dimostrando sostanzialmente che non vi erano riscontri alla versione fornita dalla donna che è quindi rimasta l'unica imputata.
Il pubblico ministero Francesco Ciardo ha contestato l'ipotesi di reato di abbandono di incapace che avrebbe causato la morte dell'anziano: in qualità di badante e a conoscenza delle precarie condizioni di salute dell'uomo, la donna su cui gravavano gli «obblighi di cura e custodia» avrebbe abbandonato la «persona incapace di provvedere a se stessa per vecchiaia e malattia, lasciandolo per terra - ove era caduto da una poltrona - dal venerdi sino alla domenica successiva, quando veniva finalmente soccorso da un equipaggio del 118 allertato da terzi estranei, riportando a causa delle condotte di abbandono lesioni e stati patologici gravi determinati da plaghe da decubito, disidratazione e conseguenti gravi squilibri fisiologici tali da comportare il ricovero in codice rosso e infine il decesso avvenuto il 6 agosto dello stesso anno».
L'anziano, quindi sarebbe stato lasciato in quelle condizioni per l'intero week end e solo grazie all'intervento del 118, chiamati dai vicini, sarebbe stato soccorso: le cure dei medici, tuttavia, non sono bastate a salvargli la vita. Per la procura sono state le conseguenze scaturite da quei giorni si solitudine a portare pian piano l'uomo alla morte.
Ora i giudici della Corte d'assise dovranno valutare le eventuali responsabilità penali della donna difesa dall'avvocato Giorgia de Tomasi.