Le parole
Taranto, Melucci scrive a Bernini: «Università autonoma»
Lettera al ministro: «I giovani tarantini meritano un risarcimento»
TARANTO - «Il Governo conceda l’autonomia universitaria a Taranto». Firmato Rinaldo Melucci. Il sindaco, in una lettera visionata dalla Gazzetta, si è rivolto al ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, chiedendole di andare in deroga all’attuale legislazione in materia.
Nella parte iniziale della nota, il primo cittadino ricorda all’esponente del Governo Meloni l’importanza del capoluogo ionico dal punto di vista storico ed economico e sottolinea il contributo che, nell’ultimo secolo, ha dato al Paese. «Taranto – così Melucci scrive a Bernini - è un luogo che, statisticamente, corrisponde alla più grande realtà nazionale priva di una sede universitaria propria. Eppure oggi, la città sta compiendo un percorso per la cosiddetta transizione giusta ovvero per la decarbonizzazione del proprio modello economico, per la rigenerazione sociale e urbana, per l’emancipazione dalla dannosa monocultura siderurgica e per la realizzazione di centri innovativi in grado di spingere la formazione e l’internazionalizzazione dei giovani e delle imprese».
E, sempre rivolgendosi alla ministra dell’Università, il sindaco evidenzia che con i fondi Pnrr, la programmazione Horizon, il Cis e i Giochi del Mediterraneo, Taranto sta mettendo in campo iniziative pubbliche per quasi 1.5 miliardi di euro.
Eppure, persino l’ipotesi dell’istituzione di un Tecnopolo del Mediterraneo a Taranto, «rischia di risultare vanificata - avverte il primo cittadino - o almeno di limitata prospettiva, se non associata al rafforzamento e all’autonomia della presenza universitaria. Una presenza che, è bene ricordarlo, ha registrato in questi ultimi anni, in controtendenza, incrementi delle immatricolazioni. In parole semplici, ha consentito agli enti locali - scrive Melucci - di arrestare l’esodo di giovani cervelli».
Il sindaco, inoltre, ricorda all’esponente del Governo Meloni che il Comune di Taranto, su base triennale, eroga agli atenei quasi 2 milioni di euro (oltre al patrimonio immobiliare messo a disposizione per la normale attività didattica).
Cosa fare, quindi? Melucci, dal canto suo, conosce gli ostacoli dalla legislazione in materia di sedi universitarie, ma scrive ugualmente a Bernini ritenendo che Taranto meriti una riflessione specifica in deroga, «sia per quanto ha sofferto e sostenuto per l’interesse dell’intero Paese che per la necessità di indennizzare e dare fiducia alle sue giovani generazioni». Poi, scorrendo la nota, arriva puntuale la stoccata verso Bari. «Esiste, inoltre, un’ormai insopportabile questione in termini di governance e rappresentanza territoriale rispetto alla presenza degli atenei gestiti secondo i legittimi, ma assai partigiani, interessi del capoluogo regionale, che grava - si riporta testualmente - sulle scelte della comunità ionica».
Rinaldo Melucci, infine, collega le questioni che pone ad Anna Maria Bernini al grande tema dell’ex Ilva e, sul punto, afferma: «L’Amministrazione comunale intende porre questione pregiudiziale al Governo rispetto all’accordo di programma sul Siderurgico e alla possibilità di cedere al mercato i siti aziendali per il riavvio della produzione di quote dell’acciaio italiano, proprio in relazione all’autonomia universitaria di Taranto. Comprenderà - osserva il primo cittadino rivolgendosi alla ministra - che non si possono chiedere altri sacrifici e ulteriori rinunce alla nostra comunità, prima di aver stabilito per essa pari opportunità per il futuro rispetto a territori molto meno impegnati nei confronti del sistema Paese».