TARANTO - «Non sono stati acquisiti significativi elementi a riscontro» delle accuse. È la motivazione con la quale il pubblico ministero Antonio Natale ha chiesto l'archiviazione di alcune imputazioni mosse nei confronti di tre persone coinvolte nella ricatto hot fatto all'ex presidente della Provincia e ed ex sindaco di Castellaneta Giovanni Gugliotti. Era stato proprio l'ex primo cittadino a presentare una denunciare nei confronti del il 56enne Vito Perrone, consigliere comunale e parte della maggioranza di centrodestra che sosteneva lo stesso Gugliotti, il 61enne Vito Fortunato Pontassuglia, imprenditore noto nel territorio, e infine il 56enne Giovanni Priscintelli, maresciallo dei carabinieri forestali: Gugliotti aveva denunciato di essere stato spiato e ricattato dai tre che attraverso «telecamere installate all’interno di una camera di un bed&breakfast» si erano procurati indebitamente «notizie e immagini attinenti la vita privata del sindaco» che «veniva ripreso – era scritto negli atti dell'inchiesta – mentre aveva incontri intimi». Secondo la denuncia, il primo cittadino e presidente della Provincia ionica sarebbe stato filmato durante incontri intimi con una donna e poi avvicinato da alcuni degli indagati che avrebbero tentato di condizionare le scelte politiche di Gugliotti. Al rifiuto di quest’ultimo, però, i tre avevano minacciato di diffondere le immagini dell’incontro hot.
A distanza di oltre due anni dalle perquisizioni fatta a novembre 2021 dagli agenti della Squadra Mobile, guidati all'epoca dal vice questore Fulvio Manco, non sono però emersi riscontri a quelle accuse fatte da Gugliotti. E così per queste vicende il magistrato ha chiesto l'archiviazione dei tre indagati difesi dagli avvocati Fausto Soggia, Michele Luccarelli, Francesco Paolo Garzone, Leonardo Pugliese e Giovanni Vinci.
In realtà quell'inchiesta portò a galla altre vicende di diffamazione sui social, profili falsi, minacce e persino accuse inventate di violenza sessuale. In quel secondo troncone di inchiesta sono otto le persone coinvolte tra cui Perrone e Pontassuglia accusati di violenza privata per aver minacciato Gugliotti di continuare una campagna diffamatoria attraverso una decina di profili falsi con cui il primo cittadino veniva accusato di aver truccato gare d'appalto e intascato denaro. Alla campagna diffamatoria sui social network, inoltre, avrebbero preso parte anche il 43enne Settimio Surico, il 58enne Angelo Clemente e il 57enne Vito Nicola Putignano: oltre Gugliotti, tra i bersagli delle illazioni c'erano anche l'ex magistrato Matteo Di Giorgio e l'avvocato Maria Terrusi eletta consigliera comunale nelle ultime amministrative.
Stando a quanto emerge dalle carte della procura, inoltre, all'imprenditore Pontassuglia, insieme all'ex consigliere Perrone, viene soprattutto contestato di aver costretto Gugliotti a non candidare Walter Rochira come sindaco del proprio schieramento politico alle elezioni nel Comune di Castellaneta del 2021.
Sotto accusa, inoltre, c'è nuovamente Prisciantelli e un altro sottufficiale del Gruppo Forestale, Maurizio Ronco: entrambi avrebbero contattato alcuni militari della Guardia di Finanza, «ai quali - si legge nelle accuse - riferivano pur sapendolo innocente, che Giovanni Gugliotti, sindaco di Castellaneta, aveva instaurato nel Comune un collaudato sistema di corruttela del quale era il principale beneficiario».
Infine sotto accusa è finita anche Simonetta Tucci, ex presidente del consiglio comunale di Catellaneta: la donna aveva avuto una relazione con l’ex presidente, ma con una querela lo aveva accusato falsamente di violenza sessuale, atti persecutori e concussione. Falsità secondo la procura che ora le ha contestato l’accusa di calunnia.