Chiedono risposte sul futuro i 160 lavoratori della Cittadella della Carità, che ieri mattina si sono riuniti in un sit-in davanti all’ingresso della struttura. Raccontano di essere sotto personale, con 40 pazienti per infermiere, di avere difficoltà nell’organizzazione dei turni, di non avere ricevuto ancora la tredicesima mensilità e, soprattutto, raccontano la difficoltà dell’ambiente di lavoro. «Siamo qui – ha detto Flavia Ciracì, segretario territoriale Fp Cisl - per evidenziare ancora una volta il grande clima d’incertezza che grava sui dipendenti della Fondazione Cittadella della Carità. L’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero, aveva annunciato un avvicendamento o comunque una cessione di un ramo d’azienda presso una nuova società, che sarebbe dovuta essere la Soave Sanità, di cui Neuromed è compartecipata. Ma fino ad oggi non abbiamo avuto alcun riscontro in termini pratici di un avvicendamento, non ci sono dati certi, non abbiamo avuto nessuna garanzia sul futuro di questa struttura. Ovviamente la mancata erogazione della tredicesima, ci pone in una condizione di allarme rispetto al futuro di questi 160 lavoratori».
Stefania Leone è un’infermiera, racconta che la fondazione non permette lo straordinario «e i colleghi che mancano per malattia o perché sono andati via, non vengono sostituiti. Svuotandosi le turnazioni – spiega - rimaniamo sempre soli. Può capitare che in un turo di mattina o di pomeriggio ci sia un infermiere per 40 pazienti e nei turni notturni uno su 80». In questa situazione difficile gli infermieri sono affiancati dagli operatori socio sanitari, Oss, che vivono una situazione analoga: durante il turno del mattino sono presenti tre Oss a fronte dei cinque previsti. «Nel mio reparto – racconta Stefania - ci sono più pazienti con problematiche assistenziali, come piaghe da decubito, sondini naso gastrici che hanno bisogno di una maggiore assistenza infermieristica. A questi si sono aggiunti pazienti con problematiche sociali: perché abbiamo anche detenuti che scontano da noi pene domiciliari, pazienti del Sert, Servizio per le tossicodipendenze, che assumono metadone. Trovarsi da soli con pazienti portati ad aggredirti, non è una situazione semplice». I dipendenti raccontano di casi di aggressioni per i quali non è stato preso alcun provvedimento.
Giuseppe è un infermiere che racconta di vivere una condizione di precarietà economica e organizzativa. «Non ce la facciamo più – dice – abbiamo bisogno delle ferie, come tutti. Abbiamo anche noi bisogno di staccare, ma non possiamo perché non ci è garantito questo diritto. Le ferie ci vengono negate senza alcuna motivazione. Ultimamente ci sono stati cambiati i turni senza una spiegazione o preavviso, dall’oggi al domani, senza rispettare i tempi sindacali».
Le rappresentanze sindacali raccontano di una fuga di lavoratori altamente specializzati, che lasciano la struttura per andare a lavorare altrove. «I problemi – ha detto Cosimo Sardelli segretario provinciale FP Cgil – si sono acuiti. Nel personale subentra uno stato di frustrazione e rabbia. I pazienti della Cittadella sono persone deboli che hanno bisogno di cure e assistenza particolare. Ed è quindi necessario che anche chi queste cure le presta sia in una condizione di serenità. Noi chiediamo dignità che è data dal giusto salario e dalle giuste condizioni di lavoro».
Antonella Bianchi è una dipendente della Cittadella da 34 anni. «Io – afferma - ho avuto 34 anni di pazienza. É stato un lungo avvicendarsi di periodi non retribuiti, noi dipendenti avremmo potuto benissimo diventare soci della Fondazione per il lavoro e la passione che abbiamo donato».