TARANTO - Diffamazioni sui social, profili falsi e poi minacce e persino accuse inventate di violenza sessuale. Sembra tratta da un romanzo la storia che arriva dall'inchiesta sulla spy story che vede vittima Giovanni Gugliotti, ex sindaco di Castellaneta ed ex presidente della Provincia Taranto: una storia che coinvolge suoi ex sostenitori, consiglieri comunali, l'ex presidente del consiglio comunale e persino due sottufficiali militari. La vicenda è deflagrata a novembre 2021 quando i poliziotti della Squadra Mobile effettuarono una serie di perquisizioni nei di tre indagati all'epoca accusati di revenge porn, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione: a distanza di due anni la procura di Taranto ha chiuso le indagini facendo lievitare il numero di persone coinvolte e modificando le accuse nei confronti degli indagati.
Otto le persone finite del mirino dei pubblici ministeri Antonio Natale e Marco Colascilla Narducci. A partire dall'ex consigliere comunale Vito Perrone e dall'imprenditore Vito Fortunato Pontassuglia accusati di violenza privata per aver minacciato l'allora sindaco Gugliotti di continuare una campagna diffamatoria attraverso una decina di profili falsi attraverso i quali il primo cittadino veniva accusato di aver truccato gare d'appalto e intascato denaro: dalle indagini condotte dagli agenti guidati all'epoca dal vice questore Fulvio Manco, è emerso che Pontassuglia avrebbe rivolto a Gugliotti frasi di questo tenore: «il mio ruolo è che io... che quelli (riferendosi ai profili su Facebook) li posso spegnere. Adesso!» oppure «tu (riferendosi a
Gugliotti) sei nella merda, ti possiamo fare affogare dentro o tirarti fuori, vuoi collaborare, vuoi stare con noi o contro di noi? (...) tu hai la fortuna che di fronte hai delle persone per bene eh... noi non siamo di indole criminogena. Il problema hai capito qual è?... Noi non siamo dei criminali, facciamo i criminali per difesa, questo è il problema». Infine nelle carte dell'inchiesta c'è un altro messaggio che Pontassuglia avrebbe rivolto all'ex sindaco: «Quindi non rompere i coglioni a Castellaneta; perché tu a Taranto non avessi, voglio dire, come devo dire, (fastidi)».
Alla campagna diffamatoria sui social network, inoltre, avrebbero preso parte anche il 43enne Settimio Surico, il 58enne angelo Clemente e il 57enne Vito Nicola Putignano: oltre Gugliotti, tra i bersagli delle illazioni c'erano anche l'ex magistrato Matteo Di Giorgio e l'avvocato Maria Terrusi eletta consigliera comunale nelle ultime amministrative.
Stando a quanto emerge dalle carte della procura, inoltre, all'imprenditore Pontassuglia, insieme all'ex consigliere Perrone, viene soprattutto contestato di aver costretto Gugliotti a non candidare Walter Rochira come sindaco del proprio schieramento politico alle elezioni nel Comune di Castellaneta del 2021.
Sotto accusa, inoltre, sono finiti anche due sottufficiali del Gruppo Forestale, Giovanni Prisciantelli e Maurizio Ronco che avrebbero contattato alcuni militari del Comando Regionale della Guardia di Finanza, «ai quali – scrivono i pubblici ministeri - riferivano pur sapendolo innocente, che Giovanni Gugliotti, sindaco di Castellaneta, aveva instaurato nel Comune un collaudato sistema di corruttela del quale era il principale beneficiario». Non solo. Prisciantelli, pur essendo in servizio a Laterza, aveva sollecitato atti d'indagine ai colleghi di Ginosa per danneggiare l'ex primo cittadino. Ma nella spy story di Castellaneta, c'è anche un lato morboso. A novembre 2021, infatti, la notizia diffusa riguardava dei ricatti «hot» a Gugliotti: alcuni degli indagati, infatti, avrebbero minacciato di diffondere filmati di alcuni suoi incontri intimi con Simonetta Tucci, all'epoca presidente del Consiglio Comunale. In realtà anche la ex politica è finita sotto indagine con l'accusa di calunnia: la donna, infatti, con una querela aveva accusato falsamente Gugliotti, con il quale aveva intrattenuto una relazione sentimentale, di violenza sessuale, atti persecutori e concussione. Accuse che avevano portato la procura ad aprire un fascicolo contro l'ex sindaco: le ipotesi di reato, però, son state tutte archiviate e ora la donna dovrà difendersi dall'accusa di calunnia.