TARANTO - Il coordinamento nazionale dei delegati di Fim, Fiom e Uilm di Acciaierie d’Italia, delle ditte di appalto e di Ilva in amministrazione straordinaria ha proclamato per venerdì 20 ottobre uno sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti.
In occasione dello sciopero, le lavoratrici e i lavoratori hanno deciso di manifestare a Roma con un corteo che partirà alle ore 10 da piazza dell’Esquilino e che si concluderà in piazza Santi Apostoli, dove si terrà il comizio finale. Alla manifestazione parteciperanno Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl; Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil; e Rocco Palombella, segretario generale Uilm Uil.
Orlando: governo non resti a guardare asset che si spegne
«Avevamo chiesto una audizione del Presidente di Acciaierie d’Italia che gestisce le acciaierie di Taranto, di Cornigliano a Genova, di Novi Ligure cioè l’ex Ilva, in una società tra Invitalia ed una multinazionale indiana. Avevamo chiesto di sapere a che punto è il processo di decarbonizzazione di Taranto e di rilancio delle industrie.
Il Presidente Bernabè ci ha detto che è tutto fermo al palo, che l'impresa rischia grosso perché non ha più liquidità, perché gli investitori indiani si sono progressivamente disimpegnati e perché la rimodulazione del Pnrr ha messo in difficoltà il percorso di trasformazione dell’impresa, di ambientalizzazione, di decarbonizzazione». Lo scrive il deputato del Pd ed ex Ministro del Lavoro Andrea Orlando in un video pubblicato sui suoi social.
«Siamo arrivati - avverte - ad un punto molto critico tanto che ieri il Presidente Bernabè ha rimesso il proprio mandato all’azionista che è sostanzialmente il Governo. Abbiamo chiesto per questo una audizione in aula perché non si tratta soltanto di rispondere ad un tema storico come quello della ambientalizzazione di un grande sito siderurgico come quello di Taranto, ma di salvare la produzione dell’acciaio nel nostro Paese che è un elemento fondamentale per la competitività dell’Italia».
«Una grande multinazionale non investe più nei fatti - prosegue Orlando -, rischia di spegnere un asset produttivo.
Il Governo resta a guardare, gli ha dato un miliardo nelle settimane scorse e ora si parla di un accordo, di cui non si conoscono esattamente i profili, che dovrebbe concorrere ad un rilancio, ma è un mistero quale sia l’oggetto di questo accordo. E nel frattempo si va avanti in molti stabilimenti con la cassa integrazione, mancano manutenzioni e liquidità per cui non vengono pagati i fornitori. E progressivamente un grande impianto, una grande realtà produttiva si spegne. Noi abbiamo chiesto al Ministro Urso di venire a riferire in Aula alla Camera e saremo con i lavoratori e con i cittadini di Taranto perché questo percorso non si può interrompere e perché non possiamo accettare che un investimento che doveva essere produttivo da parte di una multinazionale si traduca semplicemente in una speculazione», conclude.