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Ex Ilva: spaccatura sindacati e aziende indotto su sciopero. Melucci: «Resistenza territorio fa bene anche a imprese»

 
Redazione online

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Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

Le aziende dell’indotto hanno definito inopportuno lo sciopero e la manifestazione indetta a Roma dai sindacati

Mercoledì 04 Gennaio 2023, 12:09

15:36

TARANTO - Spaccatura tra i sindacati Fiom, Uilm e Usb e le aziende dell’indotto dell’Ilva: queste ultime, ieri, attraverso una nota, hanno definito inopportuno lo sciopero e la manifestazione indetta a Roma dai sindacati. Oggi la replica: "Inopportuno - attaccano in una nota congiunta Francesco Brigati, segretario generale della Fiom Cgil, Davide Sperti, segretario generale della Uilm e Francesco Rizzo, esecutivo confederale Usb - è il modus operandi che porta ad affamare i dipendenti, schiacciati tra ritardi nel pagamento degli stipendi e preoccupazione per un futuro lavorativo sempre più incerto a causa anche di accordi con la multinazionale che hanno di fatto allungato i tempi di pagamento per le imprese scaricando sui lavoratori tale scelta. Inopportuno e fuori luogo è l'atteggiamento di quelle imprese che da un lato rivendicano il pagamento delle fatture scadute per inadempienze da parte della multinazionale e dall’altra vorrebbero programmare il futuro della siderurgia con gli stessi che producono debiti e devastazione sociale». I sindacati, quindi, confermano la mobilitazione che si terrà a Roma mercoledì 11 gennaio e anticipano che ci saranno «altre iniziative» che verranno presentate domani in una conferenza stampa. «Siamo sempre più convinti - dicono i sindacati - della necessità di costruire un fronte comune per una giusta transizione ecologica e sociale per i lavoratori e la città che può avvenire esclusivamente attraverso l’intervento pubblico».

LA POSIZIONE DI MELUCCI

«Sono certo che quel dissenso così grossolano dalla mobilitazione delle parti sociali non corrisponda alla sensibilità diffusa di Confindustria Taranto. Come sono altrettanto convinto che, a ben guardare, la resistenza del nostro territorio rispetto a certe ingiurie, rispetto a quel tipo di ricatti e rispetto alla mancanza di un progetto serio, rispettoso e duraturo, a fronte dei copiosi investimenti pubblici, faccia bene anche e soprattutto al futuro delle nostre imprese». Lo scrive in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, facendo riferimento ad «alcune prese di posizione sull'ex Ilva delle ultime ore, all’interno del tessuto imprenditoriale ionico».

«Qualcuno - aggiunge - pensa che senza rischi e pazienza si possano creare grandi imprese, partendo da una situazione complessa come quella di Taranto? Qualcuno è davvero persuaso che possa ArcelorMittal riscoprirsi all’improvviso interessato alla qualità della vita e al futuro dei tarantini? A quelle imprese che ora sono nel guado e confuse dico non arrendetevi, non scegliete la strada più agevole, non allontanatevi dal percorso della comunità ionica, non restate per paura ancorate al passato, non fate il gioco di chi ci vuole divisi per governarci a suo piacimento».

«Convertire tecnologicamente la produzione per abbandonare lo schema a basso costo e alto sacrificio ambientale e sanitario dell’area a caldo, aprirsi a fonti energetiche rinnovabili, ridurre il perimetro della fabbrica così invasivo verso la città e il porto, al punto da soffocare ogni altra iniziativa economica, avviare processi di decarbonizzazione e decomissioning bisognosi di tanta innovazione e tante ore lavoro», aggiunge tra l’altro Melucci, «o ancora chiedere allo Stato di guidare la svolta di Taranto, senza dare deleghe in bianco a un soggetto privato che ha dimostrato di comportarsi come un freddo speculatore», non è «deindustrializzare, si chiama diversificazione produttiva, in chiave sostenibile». «È il mondo del terzo millennio, bisogna farsi trovare pronti e motivati - conclude - Certo, serve coraggio, serve qualche miliardo, ci sono rischi, bisogna fare i conti con le politiche comunitarie. Ma è un obiettivo strategico del Paese o no?

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