TARANTO - Natale con l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Anche ieri nulla di fatto, con rinvio al 23 dicembre, nel confronto tra i soci della compagine che gestisce in fitto il complesso aziendale ex Ilva. ArcelorMittal e Invitalia continuano a non trovare l’intesa sul rafforzamento patrimoniale della società, rendendo di fatto inevitabile un intervento governativo. «Siamo ormai in una dimensione surreale. L'ennesimo rinvio si consuma tra anticipazioni e smentite, mentre la situazione del gruppo siderurgico e del suo indotto è sempre più insostenibile» dice Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil. «Si susseguono gli annunci, i proclami del Governo, ma si continua a non decidere, a prendere tempo, come se si trattasse di un’ordinaria vertenza e non del futuro di un asset strategico per l’insieme dell'industria italiana» aggiunge Venturi, per il quale «sono ormai chiarissime le condizioni di contesto e le opzioni disponibili. Ci si assuma la responsabilità di decidere».
Sul dossier è intervenuto ieri il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. «Il ministro Urso è una persona per bene che si sta impegnando, ma io temo, e sono molto preoccupato, che ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, si diano delle risorse in assenza di un piano industriale. Si replichi cioè il modello Alitalia, immettendo fondi pubblici nell’azienda ma senza strategia». Melucci ha commentato l’ipotesi secondo cui il Governo a brevissimo si accingerebbe a varare una norma, probabilmente un decreto, relativa ad un prestito ponte verso l’ex Ilva per consentirle di superare la grave crisi finanziaria e la rilevante esposizione debitoria accumulata verso molti fornitori, alcuni dei quali di primaria importanza. «Non se ne esce - ha sostenuto Melucci - se non c’è anche un impegno dell’altra parte cui eroghiamo risorse. Io, da sindaco, quando rivendico un accordo di programma per l’ex Ilva, non è per replicare quanto si è fatto a Genova ma indico un modello amministrativo da riempire di contenuti. Serve cioè una piattaforma - ha sostenuto il sindaco di Taranto - in cui mettiamo tutte le risorse, il Pnrr e indichiamo chiaramente i compiti e gli impegni di ciascuno. Bisogna delineare una comune prospettiva industriale che non è il revamping di qualche altoforno ma l’uso dei forni elettrici e delle altre tecnologie che escludano dal ciclo produttivo le cokerie e tutti gli altri inquinanti. Questo processo - ha aggiunto Melucci - non è una follia. La transizione ecologica costa e costa in termini di tempo, posti di lavoro risorse necessarie. Ecco perché insisto nel chiedere un accordo che indichi come si impiegano gli esuberi, come si gestiscono esodi e bonifiche. Un accordo, in altri termini, dove tutti assumono una parte di responsabilità e mettono in campo il proprio impegno a fronte di misure costose per la transizione. Che per farla ha bisogno di coraggio, lavoro e soldi». Infine sul perché a dieci anni dal sequestro degli impianti siderurgici a Taranto la vicenda ex Ilva sia ancora irrisolta, il sindaco di Taranto ha detto che «negli anni, per mantenere saldo il posto di lavoro, abbiamo derubricato le ragioni dell’ambiente. Poi abbiamo avuto tanti cambi di Governo e dunque più linee, ogni volta abbiamo ricominciato daccapo».
«Abbiamo presentato quattro progetti, la Biennale del Mediterraneo, un intervento per la maricoltura e la nautica, il campus universitario per la ricerca per dare anche un supporto al progetto del Tecnopolo del Mediterraneo e la green belt, cioè la cintura verde attorno alla città» ha poi detto Melucci a proposito del via libera della commissione dell'Unione europea al Just Fund Transition (JFT) per l'Italia che, a fronte di uno stanziamento di 1 miliardo di euro, prevede azioni mirate nelle aree di Taranto e del Sulcis, in Sardegna, perché superino la stretta dipendenza della propria economia dalle fonti fossili. L’approvazione del Piano per la transizione giusta è «un’ottima notizia, il piano italiano è eccellente e poi c'è il progetto preferito a cui tengo molto, Taranto» dice il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. «Finalmente potremo avviare a Taranto la transizione energetica». Non aiuterà l’ex-Ilva in questa prima fase, ha spiegato Timmermans, ma una volta che avremo la transizione ecologica «sarà molto vantaggioso per l'intera regione, creerà un’aria molto più pulita e ci porterà davvero alla prospettiva futura di un acciaio verde prodotto a Taranto, che è il mio grande desiderio da anni».