TARANTO - «A fronte delle garanzie Sace, dei 150 milioni ottenuti per investimenti e della fame di acciaio che Taranto può soddisfare, Acciaierie D’Italia ora deve essere flessibile sulla richiesta di ammortizzatori e più decisa nel creare lavoro». Lo afferma il responsabile Siderurgia della Fim Cisl, Valerio D’Alò, commentando gli incontri sulla procedura di cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia per 3mila lavoratori in tutti gli stabilimenti del gruppo, di cui 2500 a Taranto. «Manca - aggiunge - una concreta discussione sulla gestione della Cassa Integrazione e sui futuri piani del Gruppo. La transizione ecologica non può pesare esclusivamente sui lavoratori». D’Alò ricorda che «mercoledì scorso, nel corso dell’incontro al Ministero del Lavoro, di fronte ad una nostra precisa richiesta di affrontare l’argomento Cassa integrazione in maniera approfondita, attraverso un’analisi compiuta degli organici area per area compreso i rimpiazzi, avevamo avuto garanzie da parte del segretario generale del Ministero, Andrea Bianchi, che nel percorso si sarebbe potuto intraprendere questa strada. In realtà l’inizio non è stato per nulla affatto soddisfacente, con un’informativa veloce e cruda senza entrare nel merito della questione e soprattutto senza giustificare i numeri, cercando di ridurli nel limite del possibile». Per il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Biagio Prisciano, «c'è bisogno di dare garanzie a tutti: ai lavoratori di Acciaierie d’Italia, nonché a quelli di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’appalto e dell’indotto».
«L'invito al senso di responsabilità rivolto dal Ministero del Lavoro alle organizzazioni sindacali e ad Acciaierie d’Italia durante l’incontro del 16 marzo scorso circa gli aspetti legati alla richiesta di Cassa integrazione straordinaria, è stato totalmente disatteso e rigettato al mittente da parte dell’azienda». Lo dichiara Alessandro Dipino della Ugl Metalmeccanici dopo l’incontro di oggi tra azienda e sindacati nello stabilimento siderurgico di Taranto per l’esame della procedura. «La società - aggiunge - ha ritenuto plausibile ricondurre l’analisi di dettaglio relativo al numero dei lavoratori da collocare in Cigs a un mero resoconto, evitando di entrare nei dettagli e nel confronto, necessario a una eventuale riparametrazione degli stessi numeri che potrebbe emergere dall’analisi degli organici e delle attività svolte». L'organizzazione sindacale rileva «l'indisponibilità da parte dell’azienda, arroccata ancora una volta sulle proprie posizioni. Abbiamo evidenziato che i termini per una trattativa sulla Cigs, tanto auspicata dal Governo, sono in prossima scadenza e che aspetti così tecnici non possono essere affrontati nei tavoli ministeriali. Notiamo ancora una volta carenti relazioni industriali e assistiamo a una mera notifica di numeri riportati su una tabella»