TARANTO - «Così come aveva preannunciato, ArcelorMittal ha licenziato per quella che ritiene essere una "giusta causa", uno dei due dipendenti che pochi giorni fa ha condiviso sul social lo screenshot con invito a vedere la fiction "Svegliati Amore Mio". Non è altro che un gravissimo attacco alla democrazia ed in particolare alla libertà di espressione e opinione». Lo afferma il coordinatore provinciale dell’Usb, Francesco Rizzo, riferendosi al provvedimento notificato oggi dall’azienda a un lavoratore dopo una contestazione disciplinare e una sospensione per cinque giorni.
ArcelorMittal ha precisato nei giorni scorsi di aver ritenuto denigratorio e altamente lesivo della propria immagine il contenuto del post e non il semplice invito alla visione della fiction (che evidenzia, attraverso la storia di una donna che lotta per la figlia che si è ammalata di leucemia, i rischi derivanti dalle emissioni di un’acciaieria chiamata Ghisal).
«Questo - osserva Rizzo - è l’ennesimo schiaffo, come se non bastasse quanto fatto in precedenza. Stigmatizziamo tutto questo e preannunciamo una durissima mobilitazione. Forme e tempi verranno comunicati nelle prossime ore».
SCIOPERO USB IL 14 APRILE - Uno sciopero dei lavoratori dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto è stato indetto dall’Usb per il 14 aprile, a partire dalle 7 e fino a data da destinarsi, con presidio permanente davanti ai cancelli della direzione, «per mettere la parola fine - viene sottolineato - alla gestione scriteriata di AMI e dell’Ad Morselli».
L’Unione sindacale di base, oltre ai provvedimenti disciplinari, tra cui il licenziamento di uno dei due operai che avevano condiviso su Facebook un post, ritenuto dall’azienda denigratorio, che invitava alla visione della fiction «Svegliati amore mio» sui danni sanitari e ambientali causati da un’acciaieria, contesta la «fatiscenza e pericolosità degli impianti», il «peggioramento dei fenomeni emissivi», i ritardi nei pagamenti all’indotto, il «mancato pagamento del fitto del ramo d’azienda», il «ricorso massiccio alla cassa integrazione».