TARANTO - Secondo voi, Costituzione italiana e Convenzione europea dei diritti dell’uomo alla mano, quello svolto nell’acciaieria tarantina è lavoro o schiavitù?». E' la domanda che l’associazione Genitori Tarantini Ets rivolge ai lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto e ai sindacati che ieri hanno manifestato sotto la Prefettura e davanti alla direzione dello stabilimento invocando chiarezza dal governo e dalla multinazionale ArcelorMittal sul futuro dell’acciaieria.
«Da cittadini, da padri - aggiungono i portavoce dell’associazione - e madri, da nonni, da fratelli e sorelle, da amici, vi chiediamo: vista la più che comprovata nocività per l'ambiente e la salute derivante dalle emissioni dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico, tra gli altri riconosciuta dal gip Patrizia Todisco (2012) e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (2019), siete ancora disposti, in così poche migliaia, a condizionare la salute e il futuro di 575.000 cittadini della provincia o - aggiungono - dedicherete il vostro impegno per la chiusura delle fonti inquinanti, la bonifica e la riconversione e il rilancio del territorio?».
I Genitori Tarantini ritengono «che sia giunto il momento di decisioni forti, per il bene di tutti. Qualcuno potrebbe definirle 'decisioni follì, ma quel qualcuno non sta qui, sta a Roma, così lontano dalle preoccupazioni per i nostri figli. Abbiamo un sogno - concludono - che vorremmo trasmettervi: vedere le generazioni future poter godere appieno e in salute di tutta la bellezza (e di tutte le opportunità ad essa legate) di cui la Natura ha voluto far dono a Taranto e alla sua provincia. Battete un colpo, se ci siete».