TARANTO - Quasi una “road map” per traghettare verso il ritorno alla normalità la gestione delle prestazioni sanitarie ordinarie bloccate per l’emergenza Covid.
Ad essere garantite in quella fase e tuttora solo prestazioni con codice U urgente, B breve, nonché le terapie alle categorie fragili come gli ammalati oncologici, trapiantati, cronici, ed Adi di terzo livello. Si tratta, dunque, ora di smaltire qualcosa come 50 mila prestazioni (al netto di eventuali rinunce) tra ricoveri programmati, visite specialistiche e indagini strumentali, in programma dal 9 marzo al 30 aprile. Più altre 10 mila prenotate (ma anch’esse di fatto sospese) dal 4 maggio. Tutto al momento in fase di “recall”, ossia di riprogrammazione. Per smaltire questa mole di lavoro, ci si è dati per ora una scadenza di oltre 4 mesi, dunque entro settembre. Ma l’obbligo di rispettare le misure di prevenzione e contenimento dell’epidemia pone non poche complicazioni.
Non si tratta solo di prevedere l’uso di dpi a tutela di operatori e utenza, ma anche di percorsi adeguati, ossia vie differenziate in ingresso (ci saranno i termoscanner) e in uscita. Possibile che si ricorra a sedute aggiuntive per medici e sanitari e che si lavori anche di sabato e di domenica. Per il momento si tratta di ipotesi che devono essere passate al vaglio dei vari organismi come i direttori di distretto, i responsabili delle unità operative, della prevenzione e protezione, del rischio clinico, dei sindacati. Solo dopo, si potrà tornare alla normalità.
È l’altra faccia dell’emergenza sanitaria non ancora esauritasi, tutte le altre malattie e patologie messe in stand-by ed a cui ora occorre cominciare a dare risposte se non si vuole che diventino anch’esse nuove emergenze. A parlarne è il direttore sanitario dell’Asl Ta, Gregorio Colacicco, alle prese con questa nuova pianificazione, insieme ai responsabili di vari settori (Maria Leone direttore di dipartimento delle direzino mediche, Gianrocco Rossi responsabile Unità Operativa Gestione Liste di Attesa e Cup , Mina Farilla responsabile unico per le Liste d’attesa, Giuseppina Ronzino coordinatore dei distretti).
Colacicco non nasconde la complessità di tali previsioni. «Quasi una rivoluzione copernicana», afferma con chiaro riferimento soprattutto agli aspetti logistici. «Non si tratta solo di utilizzare i previsti dispositivi, ma anche tener conto del distanziamento. Occorrerà in primo luogo erogare la prestazione dietro appuntamento telefonico. Insomma, niente assembramenti. Il post covid ci restituisce una gestione dell’assistenza più essenziale e appropriata. Tutto dovrà essere estremamente flessibile», dice. Come dire essere pronti a rimodulare se l’epidemia dovesse conoscere una nuova impennata o se fortunatamente dovesse proprio abbandonare il campo. Numerose abitudini dell’utenza dovranno essere dimenticate. Nei giorni scorsi, ancora in periodo di lockdown, erano intervenuti il direttore generale Stefano Rossi e la direttrice del Pronto Soccorso, Gemma Bellavita, per scongiurare la rinnovata tendenza all’affollamento in pronto soccorso che si era verificata nelle ore precedenti. Colacicco punta gli occhi sull’accesso diretto al Laboratorio d’analisi, in passato salutato come una conquista dal Tribunale per i Diritti del Malato e CittadinanzAttiva.
«Ora costituirebbe un’occasione pericolosa di aggregazione», dice. Occorrerà ancora un lavoro di squadra anche da parte dei medici di medicina generale al cui buon senso si fa appello in questo momento. Ma la sensazione è netta: «Si tratta di diluire le prestazioni nel tempo e nello spazio, insomma – conclude – alleggeriamo la testa ed allunghiamo la coda».