Nove anni di carcere per il padre geloso che accoltellò l’uomo colpevole di avere una relazione sentimentale con sua figlia.
È la condanna per tentato omicidio decisa ieri dal giudice per l’udienza preliminare Pompeo Carriere al termine del processo con rito abbreviato a carico di Cosimo Basile, tarantino di 49 anni, con diversi precedenti penali.
Per l’imputato, difeso dall’avvocato Vincenzo Sapia, il pubblico ministero Filomena Di Tursi aveva chiesto la condanna a otto anni di reclusione.
La vittima dell’agguato, Francesco Marangione di 38 anni, si è costituito parte civile con l’avvocato Pasquale Blasi.
Il giudice ha stabilito una provvisionale, cioè un risarcimento immediatamente esecutivo, di cinquemila euro mentre il risarcimento vero e proprio sarà da stabilire in altra causa.
L’accoltellamento avvenne la mattina del 31 dicembre del 2018. Dalle indagini della polizia è emerso che Basile non tollerava la relazione amorosa tra sua figlia e quell’uomo e voleva che si interrompesse.
Per questo aveva contattato al telefono e tramite messaggi su WhatsApp Marangione chiedendo un incontro per convincerlo a desistere.
Il confronto, tuttavia, è presto degenerato in lite. Basile a un certo punto ha estratto dalla tasca un coltello e ferito il rivale per tre volte al torace, alla carotide e al polso per poi darsi alla fuga.
È stata la testimonianza di un amico della vittima a portare in breve tempo gli investigatori della polizia sulle tracce dell’aggressore. Basile è stato rintracciato nella sua abitazione e ha subito ammesso la propria responsabilità nell’aggressione, conducendo anche gli agenti della sezione “Falchi” della polizia nel luogo, in città vecchia, dove aveva gettato due coltelli, di cui uno utilizzato per l’aggressione e ancora sporco di sangue.
La vittima fu trasportata all’ospedale Moscati in codice rosso e in pericolo di vita per poi essere trasferita al Ss. Annunziata di Taranto per un delicato intervento chirurgico. Il tre gennaio scorso, il giudice Paola Incalza ha confermato la misura cautelare in carcere per l’aggressore.