TARANTO - Peculato, falso e abuso d’ufficio: sono le accuse contestate a vario titolo dal sostituto procuratore Remo Epifani nei confronti dei 13 destinatari della richiesta di rinvio a giudizio a seguito dell’inchiesta sull’affidamento del servizio tributi alla società Cerin da parte del Comune di Castellaneta.
Imputati nel procedimento, nato a seguito degli esposti presentati nel 2016 dai consiglieri comunali Rocco Loreto, Michele D’Ambrosio, Agostino De Bellis, Giuseppe Rochira e Leonardo Rubino e poi approfondita dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza anche per via di una denuncia-querela depositata dallo stesso Comune di Castellaneta nel 2017, risultano l’attuale sindaco Giovanni Gugliotti, dall’1 novembre scorso anche presidente della Provincia e all’epoca dei fatti contestati pure nella qualità di assessore al bilancio, l’allora segretario generale e dirigente ad interim dell’area economico-finanziaria Eugenio De Carlo, attualmente segretario generale al Comune di Taranto, il suo predecessore Pietro Balbino, e i suoi successori Michele Galasso, Francesca Capriulo, Giuseppe Donato Colapinto e Giovanni Sicuro, i dirigenti e amministratori Cerin Grazia Fiore, Francesco De Robertis e Francesco Noviello, l’amministratore di Tributi Service, subentrata a Cerin nel 2014 a seguito di scissione, Mario Colapinto, gli amministratori di Tributi srl Giuseppe Diretto e Alessandro Cacciapuoti.
Il concorso in peculato viene contestato perché le società di riscossione dei tributi comunali si sarebbero impossessate di 268mila euro appartenenti al Comune, senza che lo stesso, almeno sino al 2016, adottasse alcuna iniziativa sebbene vi fossero verificate le condizioni per la risoluzione del contratto di concessione per grave inadempimento, mettendo peraltro a disposizione di Cerin prima e Tributi Service poi un immobile di proprietà comunale con conseguente appropriazione da parte delle società dell’energia elettrica comunale.
Il concorso in abuso d’ufficio, invece, riguarda il mancato riconoscimento di debiti fuori bilancio (1,6 milioni nel 2012, 344mila euro nel 2013, 22mila euro nel 2014), violando così il patto di stabilità e non riducendo le indennità di funzione e i gettoni di presenza del 30 per cento.
Il concorso in falso, infine, è per aver indotto il Consiglio comunale ad approvare bilanci e rendiconti per gli esercizi finanziari 2012, 2013 e 2014 non corrispondenti alla reale situazione finanziaria a causa della mancata previsione dei debiti fuori bilancio.
Già in sede di avviso di conclusione delle indagini preliminari, il sindaco-presidente Giovanni Gugliotti, tramite il suo avvocato di fiducia Giuseppe Chielli, ha respinto tutte le accuse, sottolineando di essere rimasto coinvolto nell’indagine unicamente per il ruolo di garanzia svolto, avendo i dirigenti materialmente concorso alla gestione amministrativa. Riguardo al peculato, peraltro, è stato fatto rilevare che è stato il Comune ad aver comunque denunciato la ditta aggiudicataria del servizio riscossione tributi. La parola ora passa al giudice per l’udienza preliminare.