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Il depuratore di Manduria, la multa Ue da 25 mln e il ballo del qua qua

 
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Manduria

La protesta dell'epoca

L'ex assessore Amati ricorda la vicenda di qualche anno fa che mobilitò anche Romina Power

Sabato 02 Giugno 2018, 09:51

L’Italia multata per 25 milioni di euro e 164.000 euro al giorno per ogni ulteriore giorno di ritardo nel mettere a norma la depurazione a Porto Cesareo e Casamassima, e la fogna a Taviano. E, nel frattempo, non si sa come andrà a finire la questione del depuratore di Sava-Manduria, un caso che ebbe echi addirittura nel mondo della canzone italiana nell’estate del 2012. L’assessore regionale al ramo dell’epoca, Fabiano Amati, aveva deciso di dare una sterzata per far fronte al problema dei liquami in quella zona costiera. Ma un movimento popolare di protesta cominciò una battaglia contro lo scarico dell’impianto raccogliendo inaspettatamente il sostegno di Romina Power. Il punto della contesa era lo scarico a mare delle acque depurate con condotta sottomarina, così come lo stesso comune di Manduria aveva richiesto anni prima.

«La storia della depurazione non è assimilabile al ballo dei qua qua», tuonò l’assessore, mentre turisti e bagnanti ingaggiavano balli di protesta sulle spiagge al ritmo della celebre canzone di Al Bano e Romina. Anche Al Bano, a quel punto, intervenne in difesa di Romina, scatenando la conduttrice Barbara D’Urso, che cavalcò l’onda della protesta anti-depuratore per inneggiare all’amore ritrovato nella celebre coppia della canzone. Amati, in pratica, si ritrovò additato per aver attentato al ricongiugimento dei due, tanto che scese in campo persino Loredana Lecciso, spendendo qualche buona parola per l’assessore.

«Da quel momento il ballo del qua qua è diventato la colonna sonora di ogni protesta contro le necessità tecniche che comporta la depurazione delle acque. Anche wikipedia - spiega divertito l’ex assessore e consigliere regionale Pd - alla voce “Il ballo del qua qua” gli assegna il ruolo di Mameli degli acquedottisti fai da te. E tra una nota e l’altra, una sfilata di piazza o di spiaggia e qualche politico accondiscendente ai “no” numerosi e dannosi, i nodi vengono e verranno al pettine. Oggi per Porto Cesareo, Casamassima e Taviano, domani chissà». È tutto un gioco, sembra dire, bello ma molto costoso. «E chi pagherà per proteste e ritardi? Ma che domande: noi certamente - dice - e anche gli stessi che protestano i loro “no” in assemblee dipinte di festa e disimpegno. Se solo lo sospettassero».

«Nella black list sono finite Porto Cesareo, a causa di un depuratore non a norma, e Taviano, per una rete fognaria carente. Nello scenario nazionale, la Puglia e il Salento sono ancora indietro. - conferma il consigliere regionale Cristian Casili (M5S) - eppure per la nostra regione sono stati destinati investimenti milionari, ma ancora mancano le cantierizzazioni, con conseguenti malfunzionamenti degli impianti di depurazione, effetti negativi sul turismo e sull’agricoltura, i due settori che trarrebbero i principali benefici dal riutilizzo delle acque reflue. Sul riutilizzo dei reflui fognari la Regione tergiversa, il risultato è ancora una volta un’estate con le nostre coste piene di turisti ma con depuratori malfunzionanti. È necessario un ammodernamento della rete irrigua, coinvolgendo soprattutto i consorzi di bonifica senza i quali non ci potrà mai essere un riutilizzo in agricoltura, altrimenti le acque affinate saranno scaricate a mare. Ecco perché i progetti tanto decantati da Emiliano a Manduria e Nardó, dove addirittura si parla impropriamente di "scarico zero", possono essere efficaci solo se si prevede già da oggi il potenziamento delle reti irrigue».

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