BARI - Una navigazione inclusiva è possibile. Lo crede fortemente l’architetto Paolo Ferrari, ricercatore del Politecnico di Bari, che sulle imbarcazioni a vela per soggetti con difficoltà deambulatorie (disabili, anziani, donne incinte, persone con problematiche temporanee) ci ha costruito un intero percorso accademico e lavorativo. Lui, barese trapiantato a Trieste da 14 anni, è un «figlio d’arte»: il suo studio, Ferrari Yacht Design, è il ramo navale dello Studio Ferrari Architetti di Bari, che sotto la guida del fratello Mario prosegue l’attività dell’architetto Carlo Rocco Ferrari, recentemente scomparso.
«I miei progetti sono pensati per tutti e perseguono l’obiettivo dell’inclusione sociale. Non amo definirle barche per disabili, bensì imbarcazioni per tutti: sono infatti concepite per tutti coloro che, per difficoltà differenti, hanno bisogno di uno spazio adeguato alle loro esigenze», racconta Ferrari. A tal proposito, specifica, l’indifferenza verso certe categorie si evidenzia anche dalla mancanza, in campo nautico, di «una normativa che suggerisca le linee guida da rispettare nella progettazione dedicata alle fasce deboli». È necessario, dunque, «che la classe politica venga coinvolta e informata, con un’azione importante di sensibilizzazione, e con essa tutta la popolazione, i tecnici e gli addetti al settore nautico. L’iniziativa – continua - deve arrivare dall’alto e, una volta recepite le linee d’azione indicate dal governo, attivare le associazioni dei costruttori, a partire da Confindustria Nautica».
In assenza di linee guida ufficiali ci ha provato lui ad eliminare le barriere architettoniche applicando, di volta in volta, le migliori soluzioni possibili, al fine di creare uno standard di riferimento nel campo della progettazione nautica accessibile ed inclusiva. Una lezione che vale non solo per le imbarcazioni private, ma anche per le società di charter nautico, affinché gli scafi possano essere noleggiati da tutti, senza discriminazione alcuna.
«La convinzione è che, se ci fosse un’offerta in questa direzione, ci sarebbe una conseguente grandissima domanda da parte di persone con necessità di spazi adeguati alla propria condizione». Una domanda che è destinata a crescere sempre di più nel futuro, visto che la popolazione mondiale sarà sempre più anziana e quindi caratterizzata da diverse tipologie di disabilità. Se si considera che le stime prevedono un aumento del 40% della popolazione mondiale entro il 2035, si calcola una crescita della disabilità di circa il 50%, di cui un terzo nei paesi più sviluppati e i restanti due terzi nei paesi più poveri o in via di sviluppo. La crescita delle disabilità sarà quindi sempre più accentuata tra gli individui anziani, di cui gran parte legate alla deambulazione.
Quella di Paolo Ferrari è una ricerca che va avanti da 25 anni, a cominciare dalla tesi di laurea in Architettura, alla fine degli anni ‘90, in cui ha fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti dal padre, secondo cui lo spazio dev’essere fruibile da chiunque, senza alcuna discriminazione. E poi gli anni del conseguimento del dottorato di ricerca all’Università di Trieste e la pubblicazione del libro didattico in Italia e nel resto del mondo. Il suo testo, «Progettare imbarcazioni accessibili», è pensato per le nuove generazioni di progettisti che devono imparare a soddisfare le esigenze di tutti, sviluppando approcci progettuali specifici, soprattutto nell’ambito delle discipline inclusive: «Attività ludiche un tempo accessibili solo al ceto più abbiente e a persone normodotate – dichiara l’architetto - oggi sono praticate da un pubblico molto più ampio, composto in buona parte da individui con disabilità. Negli ultimi anni, in particolare, la vela ha visto una forte crescita d’interesse da parte di numerosi utenti con difficoltà motoria, per i quali già da un decennio è possibile conseguire la patente nautica. La formazione universitaria e, soprattutto, un’operazione di sensibilizzazione generalizzata, possono contribuire al miglioramento della condizione umana e all’integrazione tra individui con diverse capacità».