Oggi parleremo ancora della temutissima vipera. Evidenzierò i suoi molteplici aspetti somatici al fine di poterla facilmente riconoscere e così mantenere le giuste distanze nel caso di un incontro improvviso per evitare seri pericoli.
Iniziamo dal colore del corpo perché, anche se non è un dettaglio determinante, a colpo d’occhio permette nell’immediato di capire subito la differenza con i tantissimi altri serpenti non velenosi. Questo perché il suo colore è molto particolare: è bruno rossastro picchiettato di nero e questo può fare la differenza nel farci dedurre che non si tratta di un comune serpente quale può essere lo «scorzone», interamente nero e di dimensioni maggiori. Ma nemmeno di un altro serpente comune come il «cervone», molto presente nelle nostre campagne con manto multicolore di dimensioni ancora più grandi.
A proposito di questo serpente mi viene in mente un ricordo di quando ero piccolo. L’ho potuto conoscere da vicino in un giorno d’estate che in compagnia di mio nonno Marco mi ero recato in campagna dove al centro del suo vigneto c’era una piccola casetta fatta di tronchi e canne dove mio nonno si andava a riparare dal forte caldo. Quel giorno eravamo appena entrati nel pagliaio quando vidi comparire un grosso serpente e fui subito assalito da una grande paura, per cui acchiappai immediatamente la scopa per cercare di neutralizzarlo. All’istante mio nonno mi bloccò dicendomi di deporre l’attrezzo, perché quel serpente era un suo amico e si era presentato al centro del pagliaio, poiché avendo udito i suoi passi era uscito per salutarlo. Mi disse che era lì da molti anni e che lui una volta alla settimana gli portava da mangiare, mentre il serpente a sua volta gli restituiva l’importante servizio di presiedere al controllo dei topi che facilmente si sarebbero potuti impossessare di quella casuccia. Quindi un mutuo e reciproco rapporto di convivenza che a me servì d’insegnamento e da quel giorno riuscii a superare la paura dei serpenti ed averne anche rispetto. Nel descrivere questo aneddoto ho parlato di «udito del serpente». Loro in questo sono molto diversi da noi, perché non posseggono orecchie esterne, bensì un orecchio interno con una spiccata sensibilità nel sentire le vibrazioni. Per questo avvertono molto bene i nostri passi e quindi nella fattispecie riconobbe quelli di mio nonno per cui subito si era presentato.
Altri segni identificativi della vipera sono quelli della testa, oltre alla conformazione degli occhi e il tipo di coda. La sua testa è caratteristica: è a forma triangolare e con il muso leggermente all’insù, è ben distinta dal corpo per il collo più sottile. Gli occhi hanno caratteristiche pupille a fessura verticale, come quelle del gatto (anziché rotonde come sono quelle dei serpenti non velenosi). In quanto alla lunghezza del suo corpo è piuttosto breve e non supera i 60 cm. La sua coda è corta e tozza.
Adesso vedremo cosa è importante fare nel caso il nostro cane venisse morsicato da una vipera. In primis bisogna cercare di mantenere la calma e di impedire al cane di compiere eccessivi movimenti per non favorire il diffondersi del veleno; tenerlo in braccio è la cosa migliore. Lavare subito la parte colpita con acqua ossigenata o soluzione fisiologica, in alternativa anche con acqua corrente o di bottiglia, purché si lavi bene la ferita. Nel caso sia stato morsicato ad una zampa la successiva fase è applicare una specie di laccio emostatico che deve essere leggermente compressivo. Va applicato a monte della parte colpita, ovvero alcuni cm sopra il punto della morsicatura: serve a rallentare il circolo sanguigno, ma non a bloccarlo. Quindi deve essere eseguito in modo che vi possa scorrere un vostro dito sotto questo provvisorio laccio emostatico. Trovandosi in campagna sfilarsi la cintura è il rimedio più semplice da utilizzare. Ricordarsi che questa contenzione non può protrarsi a lungo, al massimo 2 ore.
Individuati i due fori tipici del morso, si deve praticare un’incisione sulla pelle che unisce i due buchi ad una profondità di non oltre 5 mm, per poi esercitare lievi compressioni per favorire la fuoriuscita di sangue unitamente al veleno appena inoculato. Prima di praticare l’incisione sarà opportuno sterilizzare, sia anche se empiricamente, la lama dell’attrezzo da usare, magari con la fiamma di un accendino. Inoltre bisognerà prestare una particolare attenzione onde evitare di tagliare zone dove scorrono vasi sanguigni importanti. Soprattutto quelli arteriosi, quindi occhio alle zone che pulsano. Per una migliore estrazione del veleno si può procedere anche tramite suzione, ripetuta più volte e sputando poi il veleno. Ma attenzione, è una pratica a volte rischiosa per il soccorritore qualora avesse micro-lesioni nel cavo orale o labbra screpolate.
Qualora il cane sia stato morso alla testa o al collo, sfilate subito il collare, togliendo anche quello antiparassitario. Come già detto la zona colpita in pochissimo tempo può diventare tumefatta e gonfia ed eventuali collari stretti e non dilatabili potrebbero soffocarlo. Giunti dal veterinario molti altri presidi medici potranno essere utilizzati per cercare di salvare lo sfortunato paziente, tra cui ricorrere all’uso di siero antiofidico. È essenziale, ma controverso. Bisognerà essere molto fortunati per trovarlo e molto cauti nell’uso, per i suoi altissimi rischi di reazioni anafilattiche, che in molti casi sono più temibili del veleno stesso. Terapia questa di esclusiva competenza del veterinario.
Una raccomandazione molto importante, nel caso che il serpente responsabile del morso sia stato catturato o ucciso non dimenticate di portarlo dal veterinario, per una identificazione. Cosa spesso molto difficile quando si ammazza un rettile, poiché di solito si mira a colpirlo proprio alla testa, spesso sfigurandolo completamente. Vi invito a condividere questo articolo in modo che sempre più persone possano essere informate su cosa fare e cosa non fare nel caso di incontro con una vipera.