Quest'anno si celebrano i cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri. Quale ricordo del suo maestro vuole condividere con noi?

L'attore riceve l’Ischia Film Award 2025 e si racconta tra il ricordo di Camilleri, il sogno di Garibaldi, la passione per la scrittura e una riflessione profonda sul tempo presente: «Leggere nutre l’anima, i social mi spaventano. Voglio fare un film sull’impatto dell’AI»
Mercoledì 02 Luglio 2025, 10:01
Ha dato volto e voce a personaggi che sono fissati nel nostro immaginario collettivo, anima un percorso creativo colmo di successi come interprete, autore, produttore e regista. Luca Zingaretti dopo la prima prova dietro la macchina da presa con La casa degli sguardi, il film che illumina la sua maturità artistica ha ricevuto l'Ischia Film Award 2025. Parliamo con lui di Cinema e Cultura.
Quest'anno si celebrano i cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri. Quale ricordo del suo maestro vuole condividere con noi?
«Andrea era una persona molto particolare, lui insegnava in accademia regia televisiva. Ci intratteneva con l'affabulazione, lui trovava lo straordinario nell'ordinario, era capace di rendere racconto tutto quello che gli capitava nelle sue giornate, quello che io non avrei mai notato e che lui invece riusciva a trovare nelle cose, nelle vite degli altri. Questa non è una sciocchezza per chi vuole fare arte, perché per noi quello che più conta è lo sguardo sulle cose, mentre gli altri vedono solo ciò che è. Rincontrandolo molti anni dopo, scrittore celebrato in tutto il mondo, era commovente vedere come fosse esattamente lo stesso personaggio che avevo conosciuto in classe, il successo non lo aveva cambiato, questo mi ha insegnato che il successo ti può sorridere o no nella vita ma avrà sempre poco a che fare con quello che sei o quello che vali, è un po' come diceva un'altra grande mia insegnante Suso Cecchi d'Amico che il successo è come il meteo, puoi sperare che cambi ma niente di quello che speri dipende da te!»
C'è un personaggio che avrebbe voluto o vuole interpretare?
«Mi avrebbe fatto piacere dirigere una storia su Garibaldi. Ma ovviamente penso a un progetto altissimo e non è un momento storico ideale questo per i film cui è necessario un grande budget. Quella di Garibaldi è una vita straordinaria, la sua è una storia pazzesca, noi conosciamo solo una minima parte di quello che quest'uomo ha fatto, è una figura pop e al tempo stesso un profilo storico poderoso, un pazzo scatenato che dovunque è andato ha combattuto per la libertà!»
Può parlarci di qualche nuovo progetto?
«Vengo dalla mia prima prova da regista con La casa degli sguardi, mi sono provato nel ruolo di produttore con mia moglie Luisa cominciando 7 anni fa mettendo in cantiere molti progetti che poi sono andati molto bene. Ora mi cimento con la lettura di Autodifesa di Caino, il testo teatrale che Andrea Camilleri aveva scritto per sé dopo essersi provato nel 2018 al teatro greco di Siracusa con Conversazione con Tiresia. Fu una serata emozionante e tale la gioia per l'affetto del pubblico che il maestro lavorò a questo nuovo testo ma poco dopo morì. Ora in occasione dai 100 anni dalla nascita la Fondazione Camilleri mi ha chiesto di interpretarlo e ho deciso di farlo dando una forma particolare all'evento che mi piace intendere come un omaggio a un grande scrittore. Solo 4 repliche: 3 a San Miniato 23,24,25 luglio e 31 luglio a Gibellina».
Posso chiederle quale lavoro avrebbe voluto fare se non avesse fatto l'attore?
«Il giornalista! Un mestiere che mi affascina tantissimo, dopo tutto il giornalista è un narratore di storie. Pensi ho collaborato per 12 numeri di un mensile scrivendo su una mia rubrica che volli chiamare Epifanie, raccontavo di cose che mi avevano colpito nella mia vita quotidiana. Raccontare a tutti quello che riesci a vedere è una vocazione ma anche una grande responsabilità!»
Quanto è forte la seduzione del libro su di te e secondo quanto sono importanti le buone letture per chi ama il Cinema e per chi lo fa?
«Appartengo a una generazione che ha visto nel libro la fonte di apprendimento primario, mi piace leggere, leggo tantissimo, narrativa e anche saggistica. Anche come attore penso che tutto nasca dalla scrittura, non c'è uno spettacolo teatrale o la sceneggiatura di un film che possano vedere la luce senza la scrittura che determina la qualità del prodotto. Tutto parte dalla parola, se hai letto sei avvantaggiato, penso che leggere sia un nutrimento dell'anima!»
C'è qualcosa che della contemporaneità la rasserena o preoccupa?
«Avendo due figlie molto giovani sono quasi obbligato all'ottimismo. Questi sono ragazzi che devono affrontare prove in un mondo che cambia più velocemente di quanto potesse accadere a noi che rispetto ai nostri figli abbiamo avuto il tempo di far crescere radici potendo resistere a tempeste e dolori con radici che affondavano nel terreno, loro no e quindi dovremmo ammirare il loro coraggio. Quello che mi atterrisce sono i social che nascono come strumento di libertà ma si stanno rivelando una fregatura, veicolano informazioni non vere e sono preoccupato per come sconvolgerà la nostra esistenza l'intelligenza artificiale, mi chiedo quanto devastante sarà il suo impatto nelle nostre vite. Il progresso tecnologico va a una velocità tale che tutto ciò che dovrebbe regolamentare, i governi che devono legiferare, i filosofi che si devono interrogare su questioni etiche procedono a un passo enormemente più lento e questo ritardo non potrà che aumentare! Questo mi atterrisce e vorrò fare un film su questo!»