MOLFETTA - Una piazza che si trasforma in teatro, una città che si fa libro aperto, un'onda che non bagna ma racconta: Molfetta fino a stasera è patria della letteratura per bambini e ragazzi grazie al festival «Le Onde Raccontano», prima edizione della rassegna organizzata da Holly Agency che celebra la lettura come esperienza collettiva, emozionante e trasformativa. Dopo una settimana di incontri, anche oggi il cuore pulsante dell’iniziativa è Piazza Paradiso, spettacolo a cielo aperto tra stand librari, performance teatrali, laboratori, incontri con autori e illustratori. Aspettando il gran finale con il divulgatore Adrian Fartade che chiuderà la manifestazione con uno show immersivo tra stelle e pianeti: «Storie dei nostri cieli».
E tra gli appuntamenti più attesi c'è senza dubbio quello con Danilo Bertazzi, volto storico della Melevisione (nei panni di Tonio Cartonio) e Trebisonda su Rai 3, attore, conduttore e autore, punto di riferimento nella comunicazione per l’infanzia. Da poco è uscito il suo primo libro, «Pietro e il mostro delle fiabe perdute», e l'appuntamento di oggi a Molfetta (ore 17.30) sarà il primo davanti a un pubblico di giovanissimi, con una presentazione e un'attività di lettura collettiva.
Bertazzi, dopo tanti anni di tv e dintorni, finalmente un libro...
«Sono molto emozionato, anche perché sarà il primo incontro con il pubblico a cui è direttamente dedicato. Voglio capire guardando i più piccoli negli occhi se ho fatto davvero qualcosa di bello. È stata una sfida con me stesso, dopo anni dietro la telecamera a scrivere programmi per bambini. Avendo fatto per anni teatro, mentre scrivo le battute me le immagino, per pronuncia e intonazione. Scrivere una fiaba, invece, è più difficile: a volte gli autori di libri per bambini vengono catalogati in categorie a parte, in realtà è un lavoro minuzioso, perché i piccoli hanno un lessico più ridotto, occorre usare meno parole per descrivere sensazioni e stati d'animo. Ho letto, riletto e riscritto tante volte, ma volevo mettermi alla prova. E a un certo punto ho voluto modificare anche il titolo: inizialmente il protagonista doveva essere il mostro, poi ho preferito che il bambino potesse identificarsi. Non faccio spoiler, ma ha un finale che possono capire anche gli adulti».
Secondo lei c'è ancora il «culto» del leggere le fiabe ai più piccoli?
«Ho un dato: l'editoria per bambini gode di ottima salute. Vedono un libro in vetrina e trascinano i genitori per farselo comprare. È bello sapere che ai giovanissimi piace leggere anche al di fuori della scuola. A mio avviso il mondo della fiaba non morirà mai, poi le favole classiche sono state anche modificate, edulcorate, adeguate a nuove regole narrative...».
Ne ha una a cui è legato?
«Tra quelle tradizionali c'è "La piccola fiammiferaia", che però è anche la più traumatica. Sono cresciuto con mia nonna, e la parte in cui la bambina accende l'ultimo fiammifero per vedere la nonna che la abbraccia è angosciante. Mi piaceva anche "Il gatto con gli stivali"».
Si dice che scrivere un libro sia come fare un viaggio: lei in cosa si sente cambiato dopo questo percorso?
«Quando ho pensato che il protagonista dovesse essere un bambino e non il mostro, mi sono trovato a pensare a questo Pietro. Alla fine ho capito che per metà rappresenta il Danilo bambino così com'era, per l'altra metà rappresenta quello che avrei voluto che fosse. Ecco perché sono molto legato a Pietro: ha un lato coraggioso che mi sarebbe piaciuto avere, mentre io ero più chiuso, però il Pietro riflessivo, che legge tanto, sono senz'altro io. Ho tenuto questo bambino interiore per mano per tutta la vita, mi sono sentito responsabile per lui, è ancora con me».
E ormai il suo pubblico non è più solo di bambini, ma anche di giovani cresciuti con la Melevisione, anche qui in Puglia...
«È una delle regioni più belle d'Italia, anche quando eravamo in tour con il programma siamo venuti più volte. So già che tornerò a casa con mezzo chilo in più, carico di cibo. La cosa bella è che a Torino, dove vivo, ci sono tanti ragazzi pugliesi: molti quando vengono a trovarmi condividono con me perfino il "pacco da giù"».