Tris di date in Puglia per Michela Giraud, che con il nuovo spettacolo Mi hanno gettata in mezzo ai lupi e non ne sono uscita capobranco fa tappa lunedì 9 dicembre al Teatro Curci di Barletta, martedì 10 al Teatro Kismet di Bari e giovedì 12 al Politeama Greco di Lecce. Fuoriclasse della stand up comedy italiana, è reduce da un anno importante che l'ha vista esordire al cinema come regista con il film «Flaminia». Ma non vedeva l'ora di tornare sul palco, con una tournée, prodotta da Vivo Concerti, in cui smantella la retorica dei vincenti, ammettendo con ironia i propri limiti ed esorcizzando le piccole sconfitte quotidiane. «Uno show in cui il pubblico mi dice che si riconosce - racconta alla Gazzetta - il mondo al giorno d'oggi propone canoni irraggiungibili, io racconto anche i disagi, a modo mio».
Partiamo dal titolo dello spettacolo?
«Io sono romana, e a Roma c'è un po' questa iper-performatività, queste frasi coatte, "nata principessa, cresciuta guerriera". Anche da bambina, quando le cose succedevano, mi sentivo dire "alzati", ma non ne avevo voglia, non sono uscita né guerriera, né capobranco, ho aspettato che il tempo facesse il suo corso. Non è detto che sia il modo giusto, ma è stato il mio. Oggi siamo bombardati, tutti stiamo male, viene proposto un modello fisico ed economico a cui aderire che è irraggiungibile: è un mondo strutturato per chi è giovane, bello e vincente, e chi ha un disagio cerca di monetizzarci su».
Non un'epoca facile, e anche se la nostra generazione, fra i 30 e i 40 anni, sembra soffrire un po' di più, lei ha costruito tanto nel frattempo, tra cui un film molto delicato...
«È vero, ma non mi piace parlare, ad esempio, di "percorso artistico". Ho fatto tante cose, alcune tutte insieme, non sono stata molto brava a godermele e a capitalizzarle a livello personale. Forse è l'unico rimpianto che ho. Alla fine le cose che fai, se non te le riconosci non hanno senso, è un po' come se non le avessi fatte. Sono stata un po' troppo severa con lavori importanti che mi hanno permesso di poter vivere di questo, di fare quello che faccio con agio e senza angoscia».
C'è qualcosa di cui va orgogliosa?
«Del film, assolutamente, ma anche di questo spettacolo. Mancavo sul palco da tanto tempo, e soprattutto oggi c'è tanta concorrenza, sembra che stiano tutti in giro a fare live. Sono contenta di essere stata capace di tradurre tutto in uno show, ma ancora di più mi colpisce l'accoglienza del pubblico, che non si è "dimenticato" nel frattempo».
Ha già fatto qualche data, come sta rispondendo la gente?
«Devo ammettere che lo spettacolo dura tanto. Diciamocelo, è un pippone. Non lo so perché, ho un piccolo problema a lasciar andare le cose, anche chi lavora con me mi dice sempre di tagliare. Però la gente si riconosce. Me lo scrive sui social, me lo dice. Di base, alla fine, siamo lì per far ridere».
Anche quando si affrontano temi più "scomodi"?
«Parto sempre dall'attualità delle cose. C'era stata per esempio la dichiarazione di Valditara sul patriarcato, ho voluto commentarla. Siamo sempre stati immersi in una cultura maschilista, permeata in ambo i sessi, addirittura ci si sta un po' involvendo, eppure non se ne è mai parlato. Le generazioni a cavallo, come quella - appunto - tra i 35 e i 40 anni, si trovano a che fare con qualcosa che non sono stati educati ad affrontare. Non si può spostare il problema su altre tematiche»
Ma di base in uno spettacolo di stand up comedy si può parlare di tutto?
«Io semplicemente non tocco tematiche che non mi interessano. Puoi parlare di tutto se ti prendi la responsabilità di quello che dici, poi ognuno ha la sua sensibilità e i suoi limiti».
È vero che non è mai venuta a Bari?
«Confermo, sarà la prima volta, e non vedo l'ora. Sono entusiasta dai video che vedo su internet, e anche dall'accento barese, mi dicono ci sia un bel senso di accoglienza»
Prima ha parlato di "concorrenza" con i colleghi. Com'è il clima fra voi, visto il momento felice del genere stand-up in Italia?
«Non è sempre stata una concorrenza positiva, specialmente all'inizio. Abbiamo cominciato dal nulla, si sgomitava per un pezzettino. Oggi sono passati dieci anni, ognuno ha conquistato il suo posto, e certi meccanismi non ci sono più. Siamo tutti amici».
Insomma, per questo 2025 in arrivo, cosa si augura?
«Di stare tranquilla. E star bene in salute».