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«Entrambi a un passo dalla morte, ma ci siamo salvati», Lele dei Negramaro e la moglie Clio raccontano la loro storia

 
Redazione online

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«Entrambi a un passo dalla morte, ma ci siamo salvati», Lele dei Negramaro e la moglie Clio raccontano la loro storia

Ospiti su Rai 1 di Da noi a ruota libera, la coppia presenta il libro Destini e ripercorre le tappe del loro viaggio insieme

Lunedì 30 Settembre 2024, 10:14

Lele Spedicato, chitarrista dei Negramaro, e la moglie Clio Evans sono stati ospiti ieri pomeriggio su Rai 1 all'interno della trasmissione “Da Noi a Ruota Libera”, condotta da Francesca Fialdini, per un toccante viaggio attraverso il loro libro “Destini”: «Siamo stati ad un passo dalla morte entrambi, ma ci siamo salvati».

«Sono stato in coma e sono stati mia nonna e il papà del mio cantante Giuliano a rimandarmi su questa Terra», racconta Lele. Il 2003 è l’anno della svolta nella carriera dei Negramaro, Clio incontra Lele ma viveva un’esperienza completamente diversa: «Appena uscita da una storia tossica, decido di partire in Grecia per riscoprire le mie origini, perché io sono per metà greca. Ma al ritorno, dopo giorni e giorni di dolore ad un orecchio, scoprii che avevo un tumore alla testa, rimosso d’urgenza».

L’incontro con Lele cambia il corso di questa storia: «Dopo dieci anni, la band andò a cena nel ristorante dove lavorava Clio e facemmo una foto insieme. Ci incontrammo nello stesso ristorante dopo un anno e nacque qualcosa di speciale». Il loro libro non poteva che intitolarsi “Destini”, ancora Clio racconta un momento buio: «Dopo il matrimonio, mentre ero in attesa del primo figlio, Lele arrivò ad un passo dalla morte. Entrò in coma e si svegliò miracolosamente dopo l’ictus, in tempo per la nascita di nostro figlio».

Lele racconta qualcosa di unico su quel momento: «Io ho vissuto un’esperienza: ho incontrato mia nonna Nella e il papà del mio cantante Giuliano, che era mancato da poco. Erano sorpresi di vedermi, io chiesi dove fossimo e il papà di Giuliano mi mandò via in malo modo. Mia nonna mi spinse fuori da un piccolo cancello e io aprii gli occhi nella sala di rianimazione».

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