GRAVINA IN PUGLIA (BARI) - Sette ingressi, tutti sigillati ma non per questo sicuri. Anzi, almeno la metà di essi possono essere facilmente forzati, per non parlare del muro di recinzione che molti bambini, come conferma la gente del posto, possono scavalcare, anche se dal giorno del ritrovamento dei corpi lì a giocare non si vede più nessuno. Così si presenta la 'casa delle 100 stanzè in via Consolazione, tuttora sotto sequestro 18 giorni dopo il ritrovamento, in una cisterna profonda una decina di metri, dei corpi senza vita di Francesco e Salvatore Pappalardi.
In via Consolazione staziona per molte ore una pattuglia delle forze dell'ordine. Qui ci sono due ingressi: uno è quello principale, un portone in ferro difficile da buttare giù; l'altro, ad una decina di metri, è costituito da una porta in legno fradicio, il cui lucchetto trasversale serve a ben poco. Risalendo via Consolazione e fiancheggiando a destra la casa abbandonata, si esce in via Meninni. Qui si trovano tre ingressi. Il primo è chiuso da una grande porta in ferro a due ante, arrugginita ma pesante e quindi difficile da forzare; ma poco più in là c'è un cancelletto in ferro semplicissimo da scavalcare e per di più con un parchimetro davanti che facilita l'arrampicata. Il terzo varco di via Meninni è chiuso da un'altra grande e vecchia porta in ferro.
Gli ultimi due ingressi sono in corso Aldo Moro. Se non si trattasse di una strada molto trafficata, entrare da lì sarebbe un gioco da ragazzi. I varchi sono infatti chiusi da due porte fatte di tavole in legno e ferro: il legno è fradicio e rotto in qualche punto, il ferro mostra i segni degli anni. Due muri molto alti su via Giovanni XXIII chiudono perimetralmente la casa. Su una delle due pareti si legge ancora la scritta 'ok' con vernice blu impressa quando la casa sarebbe stata controllata dalle forze dell'ordine durante le ricerche di Ciccio e Tore.
Dunque, nella casa di via Consolazione si può ancora entrare da più parti senza grande fatica. Così, prendendo spunto dalla tragedia, il sindaco di Gravina in Puglia, Rino Vendola, ha emesso un'ordinanza con cui obbliga i proprietari di siti nei quali «insistono accessi a cave a cielo libero, cavità sotterranee, naturali o artificiali» a non lasciarli incustoditi. «Eventuali aperture esistenti nel suolo - dice l'ordinanza - o nel pavimento di luoghi di passaggio, comprese le fosse e i pozzi, devono essere provvisti di solide coperture o di parapetti normali o di recinzioni atti ad impedire la caduta di persone». In pratica, tutti i proprietari di edifici in stato di abbandono e in potenziali condizioni di pericolo dovranno realizzare opere per garantire l'incolumità pubblica. Chi non rispetterà l'ordinanza, potrà incorrere in una contravvenzione e anche nell'arresto fino a tre mesi.
L'ordinanza, specifica il sindaco, è la conseguenza di una «istruttoria» svolta dall'ufficio tecnico comunale dalla quale è emerso che a Gravina ci sono «edifici privati in stato di abbandono in potenziali condizioni di pericolo che possono risultare provvisti di pozzi e cisterne incustoditi, non censiti».
Paolo Melchiorre

Venerdì 14 Marzo 2008, 00:00
28 Ottobre 2024, 18:54