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Allarme ludopatia in Puglia, sono sempre di più i giovani coinvolti: «è un disturbo mentale»

Allarme ludopatia in Puglia, sono sempre di più i giovani coinvolti: «è un disturbo mentale»

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Allarme ludopatia in Puglia, sono sempre di più i giovani coinvolti: «è un disturbo mentale»

A parlarne è il professor Alessandro Bertolino: anche nella nostra regione sono sempre di più coloro che bussano alle porte dei Serd (Servizi per le dipendenze) dislocati nei comuni

Giovedì 14 Agosto 2025, 09:35

Si chiama ludopatia ed è la più diffusa delle cosiddette «nuove dipendenze». Si gioca a casa o al bar, in un’agenzia scommesse o in una ricevitoria. Si gioca perché la vincita appare «a portata di mano», si gioca per compensare «un disagio esistenziale», si gioca per «curare» le sollecitazioni ansiogene del mondo del lavoro e si gioca per colmare quel senso di «noia incombente». Ma sarà davvero proprio così?

Certo è, queste risultano essere le giustificazioni più in «voga» addotte da chi, volendo venir fuori dal tunnel infernale del gioco d'azzardo patologico, chiede aiuto agli esperti in dipendente patologiche.

Anche in Puglia, così come nel resto d’Italia, sono sempre di più coloro che bussano alle porte dei Serd (Servizi per le dipendenze) dislocati nei comuni della provincia per fornire interventi di prevenzione, diagnosi, cura e reinserimento di persone con disturbi legati alla dipendenza patologica (farmaco-tossicodipendenze, alcol dipendenze e gioco d’azzardo patologico) e ai loro familiari.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio nazionale del Gioco d'Azzardo, il 42% dei giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni ha cominciato a praticare il gioco d'azzardo. Il 5% gioca una volta a settimana, l'1% tutti i giorni. Nel 17% dei casi viene emulato un esempio familiare mentre nel 12% dei casi si segue l'esempio degli amici.

«Ancora troppe poche persone conoscono i rischi collegati al gioco d'azzardo e ancora meno sanno che il disturbo da gioco d'azzardo si può curare», spiega Alessandro Bertolino, professore ordinario di Psichiatria all’Università Aldo Moro di Bari, primario della Clinica Psichiatrica del Policlinico e direttore del Dipartimento Universitario di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di senso, dove conduce il gruppo di ricerca sui disturbi psichiatrici maggiori, come quello bipolare e la schizofrenia, divenuto importante punto di riferimento internazionale.

Prof. Bertolino, è giusto fare una distinzione fra gioco d'azzardo dal disturbo dal gioco d'azzardo patologico?

«Il gioco d'azzardo è molto diffuso nella popolazione, il disturbo dal gioco d'azzardo patologico ha una prevalenza di circa l'1% nella popolazione generale, che si equivale più o meno tra maschi e femmine. Ha un'età di esordio che può essere variabile, soprattutto nella tarda adolescenza, prima età adulta, ma può insorgere anche più avanti nella vita. Per i maschi tende ad esordire un po' prima nella vita, per le donne, un po' più avanti».

Che cos’è il gioco d’azzardo patologico?

«Il gioco d’azzardo patologico (Gap) è un disturbo mentale, riconosciuto tale dalla comunità scientifica internazionale nel 1980, quando l’associazione degli psichiatri americani ha ritenuto opportuno inserirlo tra i disturbi psichici nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V). Il Gap viene definito da una serie di criteri, il primo dei quali è...

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