La legge sul «sindaco d’Italia» nel 1993 rivoluzionò le municipalità italiane: introdusse l’elezione diretta del primo cittadino e il ballottaggio in caso di mancato superamento del 50% dei consensi al primo turno.
A Bari non ci fu ballottaggio nelle comunali del 1995: vinse al primo turno l’imprenditore Simone Di Cagno Abbrescia contro la popolare Rosina Basso, e bissò nel 2000 battendo l’accademico Beppe Vacca.
Il primo ballottaggio nel capoluogo regionale? Non ci fu nemmeno nel 2004, perché l’allora magistrato Michele Emiliano superò al primo turno l’imprenditore Luigi Lobuono.
Il battesimo del secondo turno si ebbe solo nel 2009, tra Emiliano e l’ex sindaco Simone Di Cagno Abbrescia, al termine di una campagna elettorale infuocata: al primo turno finì con il primo cittadino uscente del Pd a quota 49,09% con 100.614 voti e il parlamentare azzurro che gli arrivò dietro con il 46,02% e 94.325 voti. Dopo quindici giorni Emiliano riuscì a confermare quasi interamente il suo blocco elettorale, mentre la destra perse consistenza, lasciando a casa quasi trentamila elettori.
L’era di Antonio Decaro con la fascia tricolore iniziò nel 2014 con un ballottaggio: anche in questa competizione il centrosinistra sfiorò la vittoria al primo turno con il 49,35%, tallonato dall’imprenditore Domenico Di Paola per il centrodestra, con il 35,80%. Quindici giorni dopo la partita si chiuse senza affanni per l’ex ingegnere dell’Anas con il 65,40% contro il 34,60% del rivale.
Le comunali baresi del 2019 si chiusero al primo turno con la conferma plebiscitaria di Decaro, contro Pasquale Di Rella, candidato (ex Pd) che si presentò come civico nella coalizione di centrodestra. Sulla designazione dell’ex presidente del Consiglio comunale (ora sostenitore della lista Con) come candidato del fronte conservatore alle primarie si sono scritte pagine e pagine non solo di cronaca politica ma anche di atti giudiziari connessi al ruolo svolto al tempo dal suo sponsor Giacomo Olivieri, travolto (e arrestato) in seguito alle ultime inchieste.
A Lecce il primo ballottaggio risale al 1995, e fu vinto da Stefano Salvemini, padre dell’attuale sindaco Carlo, contro Francesco Faggiano: il primo turno finì 38,07% a 31,49% per l’esponente progressista, che si impose al secondo turno con il 53,39%. Si votò poi nel 1998: l’ex ministro di An Adriana Poli Bortone superò l’uscente al primo turno con il 54% contro il 43,78%. Nel 2002 la Poli si confermò battendo il magistrato Ds Alberto Maritati al primo turno (68,86% contro il 31,14%). Nel 2007 il testimone della capitale del Barocco passò dalla Poli Bortone al fittiano Paolo Perrone che vinse al primo turno con il 56,21% contro il 36,68% di Antonio Rotundo dei Ds. Cinque anni dopo, nel 2012, Perrone fu confermato al primo turno con il 64,30% contro il 25,84% raccolto dalla dem Loredana Capone.
Nel 2017 il ballottaggio più imprevedibile nel capoluogo salentino: al primo turno si affermò (ma non abbastanza) per il centrodestra il giornalista Mauro Giliberti, con il 45,30%, mentre Carlo Salvemini arrivò al ballottaggio con il 28,90%. Quindici giorni dopo l’esponente della sinistra ottenne il 54,76%, battendo il rivale di destra. Nel 2019 si tornò a votare (per i postumi dell’«anatra zoppa») Salvemini superò l’esponente di Fdi Erio Congedo: 50,87% contro il 33,10%.