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Salute mentale in Puglia, il buco nero: «La spesa è fuori controllo»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Salute mentale in Puglia, il buco nero: «La spesa è fuori controllo»

In un anno quasi 20 milioni in più ai privati. La Regione alle Asl: mandateci i contratti e la mappa dei posti letto.

Giovedì 08 Febbraio 2024, 10:16

BARI - Dal 2022 al 2023 la spesa per la salute mentale è cresciuta di quasi 20 milioni di euro, senza che la Regione abbia finora avuto evidenza dell’utilizzo dei fondi. È per questo che il dipartimento Salute ha avviato una ricognizione sugli accordi stipulati dalle Asl con le strutture private che si occupano di riabilitazione psichiatrica: in molti casi sembrerebbe infatti che i contratti non siano mai stati sottoscritti.

Il caso è emerso dopo la vicenda della norma, approvata in assestamento e cancellata un mese dopo in bilancio, che avrebbe consentito di trasformare le case per la vita in veri e propri manicomi per pazienti provenienti da fuori regione. Una proposta ora ripresentata (dal centrodestra) nell’ambito del disegno di legge Omnibus che il Consiglio regionale discuterà la prossima settimana.

L’assessore alla Salute, Rocco Palese, e il capo dipartimento Vito Montanaro hanno fatto il punto con il capo di gabinetto Giuseppe Catalano. È emerso, appunto, che la spesa per i privati che si occupano di salute mentale è passata dai 152 milioni di euro del 2022 ai 170,8 milioni di euro del 2023, senza che nel frattempo sia variato il numero degli accreditamenti. L’aumento di spesa sembrerebbe particolarmente rilevante in alcuni territori, a partire da Bari.

È per questo che gli uffici hanno avviato una ricognizione sulle singole Asl, per verificare la spesa relativa alle Crap e alle case per la vita. Le prime sono le vere e proprie comunità riabilitative, le seconde sono strutture territoriali di livello più basso. Sulla carta sono previste in Puglia dieci case per la vita a media intensità assistenziale e 25 a bassa intensità (destinate ai pazienti con disturbi più lievi), ciascuna con 16 posti letto. Un sistema in cui i privati hanno un peso preponderante, e in cui emerge ora una enorme disorganizzazione anche a fronte però di ritardi della Regione. La Puglia ha peraltro una caratteristica unica nel panorama italiano, ovvero la presenza dell’ex Don Uva di Bisceglie: l’ex istituto ortofrenico, ora rilevato da privati, che continua però a costare oltre 25 milioni di euro l’anno.

Sulla riforma dell’assistenza psichiatrica è stato aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni dei gestori, ma il regolamento è oggetto di spinte e controspinte: la nuova proposta inserita nell’Omnibus, secondo valutazioni fatte dal dipartimento, potrebbe anche portare al raddoppio della attuale spesa creando ulteriori 2.200 posti letto. Questo spiega il livello di interesse intorno al settore: la norma relativa alla trasformazione delle case per la vita avrebbe ad esempio avvantaggiato i gestori del Salento a discapito di quelli di Bari.

Già ora però emerge che la spesa è fuori controllo, e dunque non è possibile istituire nuovi posti letto a carico delle casse pubbliche. La Regione vuole dunque provare a vederci chiaro, anche per gestire la fase di riorganizzazione che verrà concordata nei prossimi mesi. Il dipartimento ha dunque chiesto ai direttori generali di trasmettere le copie dei contratti stipulati con i privati (i contratti sono annuali), la mappa dei posti letto con la relativa occupazione, e la spesa sostenuta per ogni singola struttura. Serve a capire se sul territorio ci sono esigenze particolari o anche situazioni critiche. È di norma vietato, ad esempio, ricoverare pazienti provenienti da altre Regioni (perché le disponibilità sono a un livello critico, ed è sempre problematico fare fronte alle necessità pugliesi), e d’altro canto i gravi ritardi esistenti in Puglia nella creazione delle Rems (le strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziali: ne sono previste tre, ce ne sono due di cui una provvisoria) fa sì che spesso vengano utilizzati i posti disponibili nelle Craps. Il risultato è che i Dipartimenti di salute mentale hanno difficoltà nell’avviare in comunità i pazienti, specie i più gravi, e spesso sono costretti a mandarli molto lontano da casa: questo crea dunque un carico ingiustificato sui reparti di psichiatria degli ospedali che, a loro volta, vanno in difficoltà nella gestione dei casi urgenti.

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