L'incontro
Lavoro, è fuga dalla «Puglia precaria»: Cgil e Confindustria contro i redditi da fame
Fontana: «Mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, ma il reddito lo dà solo il lavoro». Gigia Bucci: «Le urgenze sono rinnovo dei contratti e adeguamento dei salari»
BARI - Nel 2080 mancheranno 8 milioni di pugliesi. Cioè la Puglia sarà sparita non una volta ma ben due. Il futuro spaventa. La previsioni sono le più fosche, qualora non si riesca ad arginare l’emorragia di cervelli e talenti che ha preso una pericolosa curva in salita.
Ma perché i pugliesi scappano (come d’altronde i lucani e la gran parte dei giovani del Sud Italia)? Perché non hanno un lavoro. O non hanno il lavoro che sognavano e per il quale hanno studiato. O hanno un lavoro ma è pagato poco. O hanno un lavoro così precario che forse è meglio andare a cercar fortuna altrove.
Così, se domandate alla segretaria generale della Cgil Puglia Gigia Bucci: come sta il lavoro? Vi risponderà: male, malissimo. Purtroppo risponde alla stessa maniera, per percorsi diversi e con sfumature diverse, anche il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana.
Strano veder ragionare insieme il rappresentante degli industriali e la leader sindacale, ma queste catalogazioni novecentesche alla Peppone e donCamillo sono acqua passata, stante la drammatica situazione del lavoro che spaventa sindacato e Confindustria in egual misura. Ed ecco perché alla consueta conferenza stampa di inizio anno della Cgil (moderata dal giornalista Michele Mascellaro), Fontana è più di un ospite, è il testimone dell’altra faccia della medaglia.
Ma vediamo i numeri del dramma. Un terzo dei rapporti di lavoro attivati in Puglia non supera le 30 giornate. Significa che sì, ho trovato un lavoro, ma che dopo nemmeno un mese sto di nuovo a spasso. E ancora: il 23% delle persone vive in condizione di povertà relativa, il 29% delle famiglie afferma di arrivare a fine mese con difficoltà e un altro 66% con qualche difficoltà. I più penalizzati sono i giovani e le donne. E ancora: solo nel 2022 sono state 30 mila le cancellazioni di residenza in Puglia, la gran parte verso altre regioni italiane, in 7mila hanno scelto l’estero. Cioè torniamo alla spada di Damocle, allo spettro incombente della desertificazione territoriale, sociale, umana.
Dunque? Gigia Bucci è arrabbiata: «La condizione per cui oggi si è poveri anche lavorando è diffusa e dovrebbe essere la prima emergenza che la politica dovrebbe affrontare». La segretaria Cgil è dura contro quel governo che «alimenta la precarietà, rilancia i contratti a termine, rispolvera perfino i voucher, porta avanti una misura scellerata come l’autonomia differenziata». E in un periodo buio, come la riemersione dalla pandemia, quello stesso governo si è preoccupato - ricorda Bucci - di avviare una feroce battaglia contro il Reddito di cittadinanza, che certo avrebbe avuto bisogno di aggiustamenti ma nel frattempo la sua assenza ha riconsegnato decine e decine di persone alla mafia, all’usura, all’illegalità.
«Il reddito lo dà solo il lavoro», sentenzia Fontana che per questo invoca politiche attive per debellare quella precarietà che danneggia anche le aziende. La fuga dei cervelli? Il presidente di Confindustria si sofferma in particolare sulle donne, più precarie dei precari, e sulle «nostre» colpe. «Essere donna a Bari è più difficile che esserlo a Bologna, perché a Bologna ho asili nido, servizi, trasporti efficienti, a Bari no».
Sergio Fontana si dice comunque ottimista («mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno») ma non può non bacchettare un sistema che rende difficile la vita degli imprenditori. Un esempio? «L’inefficienza delle aree portuali. Rotterdam ed Amburgo sono all’avanguardia, eppure non hanno la nostra ottima posizione, ma lì nessuno si prende giorni di malattia in concomitanza della finale di Champions e si lavora anche il giorno di Natale». Burocrazia, cattive abitudini. E ora un’altra trave all’orizzonte per gli imprenditori: la crisi di Suez. «Saremo colpiti tutti - avverte il presidente degli industriali - aziende e famiglie, per effetto del rincaro dei prezzi».
Vie d’uscita? «Ci sono a disposizione ingenti risorse che dobbiamo spendere bene e in tempi brevi», suggerisce Sergio Fontana. Gigia Bucci rilancia invece l’urgenza del «rinnovo dei contratti», la base, la cornice dei diritti, l’«adeguamento dei salari». la fine dei «contratti pirata».