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Torino, il governatore pugliese Emiliano assolto dall'accusa di finanziamento illecito

 
Redazione online

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Il presidente Emiliano«Alla mia giunta do 7+»

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

L'inchiesta sulla campagna per le primarie Pd 2017. Condannato l'ex capo di gabinetto Stefanazzi: «Io innocente, rinuncerò alla prescrizione». L'avvocato del presidente: «Sconfitta la macchina del fango»

Giovedì 04 Maggio 2023, 15:47

18:52

TORINO - Il Tribunale di Torino ha assolto "per non aver commesso il fatto" il presidente della Regione, Michele Emiliano (difeso dall'avvocato Gaetano Sassanelli), dall'accusa di finanziamento pubblico in relazione alle primarie del Pd del 2017. Il giudice Alessandra Salvadori ha assolto con la stessa formula anche l'imprenditore foggiano Giacomo Mescia.

Condannati a quattro mesi e 20mila euro di multa, con pena sospesa e non menzione, l'ex capo di gabinetto della Regione e attuale parlamentare Pd, Claudio Stefanazzi (assolto dall'imputazione relativa al finanziamento illecito relativo a Mescia), e l'imprenditore Vito Ladisa. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.

I fatti risalgono al 2017 e si riferiscono a somme versate dalle aziende di Mescia e Ladisa alla Eggers, una società del Torinese che curò la campagna elettorale di Emiliano per le primarie 2017 del Pd. Secondo la procura subalpina (cui gli atti furono trasmessi, per competenza territoriale, da quella di Bari) si trattò di un finanziamento occulto e - ai due imprenditori - venne contestato anche di un connesso reato fiscale. Tutti si sono sempre dichiarati innocenti.

«La sentenza di oggi - dice l'avvocato Sassanelli - è la pietra tombale sulle fandonie a carico del presidente Emiliano che finalmente stacca la corrente al circuito del fango nel ventilatore, così tanto utilizzato a suo danno in questi lunghi 5 anni. Ma, naturalmente, com’è d’obbligo in Italia, nessuno risponderà di questi anni di informazione avvelenata, nonostante si siano rivoltati come un calzino la vita, i rapporti, gli affetti e l’intera esistenza del presidente. Sono stati utilizzati gli strumenti investigativi più invasivi a disposizione della polizia giudiziaria, perché forse qualcuno con il suo esposto anonimo ha cercato di guidare dall’esterno l’indagine, pensando così di sferrare un attacco finale e definitivo. Ma non aveva fatto i conti con la verità che, con la sua tenacia, alla fine ha avuto la meglio, dimostrando che la realtà era ben diversa. Qualcuno evidentemente pensava che lo squallido ed incostituzionale strumento dell’anonimo potesse essere uno strumento con cui scardinarne l’immagine».

«Non ci dimentichiamo infatti - aggiunge il difensore del presidente Emiliano - che questa indagine è partita da una ipotesi di corruzione, senza neanche l’individuazione dell’atto contrario ai doveri di ufficio che costituisce un elemento costitutivo di quel reato, lasciando il retrogusto di un utilizzo della giustizia penale come strumento per raggiungere un determinato risultato, con la conseguenza che nell’opinione pubblica si era radicata una convinzione di colpevolezza in totale rotta di collisione con la verità, dopo molti anni accertata anche processualmente. Si spera che ora, finalmente, dando il giusto peso ai maleodoranti anonimi, si torni invece alla logica del processo come attività necessaria per accertare fatti esistenti ed almeno astrattamente riconducibili ad un precetto penale. Ma partendo sempre da un fatto e mai più da  congetture prive di sostanza». 

Stefanazzi: «Io innocente, rinuncerò alla prescrizione»

«Apprendo con costernazione e sorpresa - è il commento dell'ex capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi - della decisione del Tribunale di Torino. Come ho sempre fatto in questi anni non commento questa decisione per il rispetto che nutro nei confronti della Magistratura. Peraltro le recenti archiviazioni delle innumerevoli inchieste cui sono stato sottoposto in 6 lunghi anni, confermano la mia posizione. Sono proprio il rispetto e la fiducia nei confronti della Magistratura che mi portano oggi a rinunciare alla prescrizione, che averrebbe tra circa un anno, al fine di far prevalere la mia assoluta estraneità ai fatti contestati fino alla Suprema Corte di Cassazione, estraneità ampiamente provata documentalmente».

La difesa di Ladisa: «Condanna incomprensibile, presenteremo appello»

Anche la difesa dell'imprenditore Vito Ladisa annuncia che presenterà appello. «La sentenza di primo grado ha - finalmente - accertato - dice l'avvocato Michele Laforgia - che Vito Ladisa non ha mai finanziato Michele Emiliano, come abbiamo sempre sostenuto e ampiamente dimostrato nel corso del processo. Quando leggeremo le motivazioni, cercheremo di capire com’è possibile che Ladisa sia stato ugualmente condannato per finanziamento illecito, un reato che non è stato commesso dal presunto beneficiario del contributo. E ciò nonostante sia stato altrettanto dimostrato, nel corso del processo, che il pagamento oggetto di contestazione ha riguardato una prestazione professionale documentata, soggettivamente e oggettivamente vera e reale, tanto che il reato fiscale è stato, a suo tempo, archiviato. Non so dire perché. Del resto uno dei padri della Costituzione repubblicana, Piero Calamandrei, ha detto che la giustizia è come la divinità, e si manifesta solo a chi ha fede. Noi continuiamo ad aver fede anche di fronte al Mistero. Ne riparleremo in appello».

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