Sabato 06 Settembre 2025 | 14:49

Imprese al Sud, prestiti più cari del 50%

 
Marisa Ingrosso

Reporter:

Marisa Ingrosso

Imprese al Sud, prestiti più cari del 50%

Per i propri investimenti pagano un Taeg del 4,19 contro una media nazionale del 2,82

Domenica 02 Aprile 2023, 14:13

Il denaro al Sud, quello che conta di più, quello per gli investimenti, costa alle imprese il 50% in più e, dopo l’abboffata causa Covid, rallentano i prestiti agli operatori economici pugliesi, ma non quelli alle famiglie della regione. Sono due dei fenomeni rilevati dalla Banca d’Italia nelle pubblicazioni intitolate, rispettivamente, «Banche e istituzioni finanziarie: condizioni e rischiosità del credito per settori e territori» e «Banche e istituzioni finanziarie: finanziamenti e raccolta per settori e territori». Entrambe chiudono il ciclo di rilevazioni del 2022 e, quindi, si riferiscono al IV trimestre dell’anno appena trascorso.
Nel primo dossier si parla di Taeg, cioè Tasso annuale effettivo globale, che la stessa Banca d’Italia definisce come un indice armonizzato a livello comunitario che rappresenta il costo totale del credito, comprensivo degli interessi e di tutti gli altri oneri da sostenere. In questo caso - si veda tabella in pagina - il Taeg è calcolato come media ponderata dei tassi per i rispettivi ammontari, le operazioni con finalità di import o export sono escluse e i dati comprendono le sole operazioni con la clientela residente e sono escluse le ditte individuali e le istituzioni finanziarie monetarie, mentre l’industria comprende solo le attività economico-industriali in senso stretto.

Tanto premesso, si scopre così che il Taeg per i prestiti connessi ad esigenze di investimento è a livello nazionale del 2,82, ovvero esattamente uguale a quello del Nord Ovest, mentre nel Sud e Isole si arriva a quota 4,19. Nel caso dell’industria si va da un dato nazionale pari a circa il 3% al quasi 4% per il Mezzogiorno.
Dalla seconda pubblicazione emerge, invece, come stiano rallentando i prestiti sia per le famiglie sia per le imprese pugliesi (nella classificazione di Banca d’Italia le società non finanziarie e le «famiglie produttrici», come ditte individuali e artigiani, formano assieme la classe «imprese»). Il tasso di crescita, dunque, è sostenuto per le famiglie e in rallentamento per le imprese (si veda tabella in pagina; ndr).

Una qualificatissima fonte BankItalia spiega alla Gazzetta che «le famiglie stanno continuando a finanziare sia i consumi sia a stipulare mutui». Quindi il mercato dell’edilizia a fine anno teneva e la domanda dei mutui tirava ancora. «Ora si dovrà vedere se ci sarà una resilienza della domanda nonostante i tassi in crescita». Parrebbe vi sia anche un aumento del credito al consumo. Per le imprese - spiega la fonte - ci sono due aspetti da considerare. Quando si riducono i prestiti alle imprese può darsi che abbiano meno necessità di liquidità e questo può accadere perché, per esempio, stanno rallentando l’attività oppure perché hanno accumulato tante risorse in passato per cui hanno meno necessità di finanziamento e, forse, proprio questa è la teoria più in linea con quanto sta accadendo. Cioè le imprese nel 2020-21 si sono gonfiate di liquidità e ora, chiaramente, stanno riducendo la domanda di finanziamenti. L’aggregato complessivo dei prestiti per le imprese si riduce dello 0.4% ma in questo andamento per le Pmi-Piccole e medie imprese si riduce del 3%, quindi le grandi crescono ancora un poco e la frenata riguarda solo le Pmi. In Puglia il totale dei prestiti alle imprese cresce del 2.3 (-0,4 in Italia) ma per le piccole diminuisce dello 0.6. Nel 2021 - ricorda la fonte BankItalia - le imprese in Puglia avevano fatto +4.4 e quindi si dimezza il tasso di crescita che ora è 2.3; in Italia nel 2021 era +1,7 e ora -0,4: le Pmi pugliesi erano a quota 2.7 e ora sono a -0.6 mentre in Italia le Pmi segnavano un +2.1 nel 2021 e un -3 nel 2022.

Per l’esperto è un effetto dell’onda lunga del Covid con le imprese, soprattutto piccole, che si erano riempite di liquidità e quindi fisiologicamente ora stanno riducendo i tassi per tornare sui ritmi di crescita più in linea con i crediti di lungo periodo.
Poi però - rileva la qualificata fonte di Banca d’Italia - sussiste anche una differenza geografica al Sud e in Puglia che è tutta legata alla natura del rapporto banca-impresa locale. Al Meridione, infatti, queste ultime non hanno alternative: o vanno in banca o non hanno finanziamenti, mentre in altre aree le imprese più grandi possono fare riferimento a imprese non bancarie, fondi, private equity (l’apportare di capitale di rischio in una società da parte di investitori specializzati; ndr).
Chiaramente, se c’è un’unica categoria di fornitori di denaro sarà quella a «fare» il gioco. Forse è per questo che il Taeg sui prestiti (escluse sofferenze) connessi ad esigenze di investimento al Sud è più elevato del 50%?
Per l’esperto bisogna considerare che nel Mezzogiorno c’è una «composizione sfavorevole», ovvero «prevale la Pmi che è più rischiosa della grande impresa e nell’ambito dei settori prevalgono i più rischiosi. Come l’edilizia, per esempio, che in Puglia incide per il 6% e in Italia del 5%, un punto in meno in termini di Pil».

In Banca d’Italia, però, avevano già studiato il fenomeno prima della pandemia e avevano scoperto che «anche a parità di composizione fattoriale il fenomeno permane e c’è un differenziale del Taeg che è per le imprese meridionali dell’1% rispetto a quelle della media nazionale». Secondo la fonte, questa situazione riflette una più ampia «questione meridionale». Per esempio, quanto ci impiega una banca a recuperare un credito che va in sofferenza in Trentino? Cento giorni. In Puglia 300. E ci sono una serie di fattori, il principale dei quali è però il funzionamento dei servizi pubblici in generale e della giustizia civile in particolare. Questi sono i motivi che spiegano perché le banche devono tutelarsi di più. È la rischiosità di stare del Sud.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)