Il caso
Lerario torna libero: la Corte dei Conti gli ha chiesto altri 60mila euro di danni
Le immagini della Finanza in cui l’ex dirigente incassa una mazzetta da 20mila euro hanno fatto il giro del mondo
Il 28 giugno l’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, ha finito di scontare la condanna a 4 anni e 4 mesi per corruzione nel procedimento che a dicembre 2021 ne causò l’arresto in flagranza. Ed è quindi tornato un uomo libero. Ma la prossima settimana, proprio a seguito di quella condanna, dovrà tornare davanti alla Corte dei conti: la Procura contabile gli chiede infatti 60mila euro di risarcimento per il danno di immagine. Le immagini della Finanza in cui l’ex dirigente incassa una mazzetta da 20mila euro hanno fatto il giro del mondo.
Lerario, 55 anni, comparirà la prossima settimana davanti ai giudici contabili. Il procuratore regionale Carmela de Gennaro ha già ottenuto una sentenza di risarcimento da 500mila euro (non ancora definitiva) per il danno patrimoniale causato alla Regione. Ora, dopo che la prima sentenza per corruzione è diventata definitiva (ed è stata interamente scontata anche grazie alla liberazione anticipata), è arrivata l’ulteriore richiesta del danno di immagine pari al doppio del valore delle due mazzette incassate dall’ex dirigente sui lavori per l’emergenza affidati agli imprenditori Luca Leccese e Donato Mottola. «Il ruolo che il Lerario rivestiva nell’ambito dell’organizzazione regionale, le modalità di consumazione dell’illecito, l’entità del danno patrimoniale cagionato, la reiterazione dell’illecito per un lungo arco di tempo e il notevole “clamor fori” registrato per la vicenda rendono congrua e giustificata la quantificazione del danno all’immagine», scrive la dottoressa de Gennaro.
Lerario ha scontato la pena quasi per intero ai domiciliari. Il 1° ottobre si svolgerà il processo di appello-bis relativo alla seconda condanna a 5 anni e 4 mesi che gli è stata comminata per le tangenti prese dall’imprenditore Antonio Illuzzi. È ipotizzabile che dopo la sentenza i suoi difensori (avvocato Michele Laforgia) chiedano la rideterminazione della pena in continuazione con la prima già scontata, trattandosi di condotte dello stesso tipo e praticamente coeve: è quindi improbabile che nei suoi confronti possa scattare nuovamente l’arresto. Nel frattempo, però, la Corte d’appello ha disposto anche l’esecuzione delle pene accessorie previste nella prima condanna, e in particolare l’estinzione del rapporto di lavoro con la Regione.
Nel frattempo il 7 ottobre riprenderà anche il processo principale sugli appalti della Protezione civile pugliese, quello relativo all’ospedale Covid in cui Lerario e altre sei persone rispondono a vario titolo di corruzione, peculato, falso e varie turbative per una serie di appalti che vanno dalla sanità alle pulizie degli uffici regionali. La Corte dei conti lavora anche su questi aspetti.