BARI - Chi segnalò a un finanziere lontano dal servizio operativo la bufala dell’imprenditore-spacciatore? È intorno a questa domanda che gira l’indagine sul complotto, quello che - secondo la Procura di Bari - gli avvocati Nicola Loprieno e Gaetano Filograno avrebbero messo in piedi per punire l’allora moglie del secondo, che con l’imprenditore (di cui oggi è convivente) aveva allacciato una relazione sentimentale. Proprio a seguito della soffiata, il 16 marzo 2014 l’uomo verrà arrestato in strada da una pattuglia che gli trovò 26 grammi di coca in macchina: il Tribunale ha detto che la droga non era sua.
L’indagine, approdata all’udienza preliminare, non ha chiarito chi abbia materialmente messo la droga nella macchina dell’imprenditore. Né tantomeno chi fosse la fonte della Finanza, che comunque - quando si parla di fonti anonime - va gestita lasciandone traccia in un protocollo riservato cui la magistratura può accedere. Secondo i pm Savina Toscani e Claudio Pinto la fonte del finanziere, che si chiama Francesco Furchì, era l’avvocato Loprieno, per questo accusato insieme a Filograno di detenzione e spaccio della droga poi finita nell’auto dell’imprenditore.
«Io non so perché la fonte mi ha dato la notizia. Non lo so. Io ho detto: “La fonte è attendibile”. Però loro dovevano fare l’attività informativa», ha raccontato Furchì durante il processo all’imprenditore, concluso nel 2017 con l’assoluzione piena. «Loro» sono i colleghi cui Furchì passò la notizia e che hanno materialmente operato l’arresto, guidati dall’ex maresciallo Enzo Cipolla, che trovò la droga nell’auto ed è adesso accusato di tentata corruzione in atti giudiziari per aver chiesto 15mila euro dall’imprenditore (per scagionarlo). Fatto sta che l’esperto maresciallo Furchì, rispondendo a dibattimento alle domande dell’avvocato Michele Laforgia, ha fatto capire di avere avuto il dubbio che la sua fonte confidenziale conoscesse l’avvocato Filograno. «A dire la verità - mette a verbale Furchì - l’ho guardato negli occhi, ho ascoltato il timbro di voce e guardavo anche il tipo di comunicazione non verbale (...). Se io avessi avuto il minimo dubbio che lui l’avesse conosciuto...».
L’inchiesta della Procura ha accertato l’esistenza di rapporti tra Filograno e Loprieno (all’epoca dei fatti militanti del Movimento 5 Stelle, con cui nel 2014 Filograno sembrava potersi candidare a sindaco), e quella tra Loprieno (oggi consigliere comunale del centrosinistra a Bari) e Furchì: secondo il testimone Nicola Piperis, l’ex garagista del centro di Bari su cui si basa gran parte della ricostruzione di accusa, Furchì e Loprieno avevano un rapporto di amicizia consolidato (vacanze, battesimi) che si ruppe proprio quando il finanziere scoprì di essere stato usato per innescare il complotto. Conviene leggere per intero, dal verbale, la parte in cui Piperis racconta di essere stato chiamato nello studio di Loprieno.
PIPERIS: «Mi siedo, dice: “Nicola, c’è un problema. Vedi che la situazione là abbiamo fatto il fatto a Filograno... al [imprenditore]. Abbiamo fatto il fatto del [imprenditore] là, la droga e tutto il resto. Dissi: “Vabbè, che cosa vuoi da me? Che c’entro io?».
PM TOSCANI: «Un attimo! Cosa le dice che hanno fatto? Mi riferisca...».
P: «Che hanno messo la droga nella Smart di... E hanno avevano passato al Furchì la dritta... come si dice?».
PM: «Queste cose gliele dice Loprieno?».
P: «Sì».
PM: «Le dice la verità?».
P: «No, la verità, perché lui in cuor suo pensava che io mi dovevo sacrificare per loro. No, perché mi fece la proposta, dice: “Prenditi tu la colpa”».
PM: «Un attimo. Lei racconta il fatto. L’avvocato le dice: “Abbiamo fatto un macello là. Abbiamo messo la droga nella macchina di... Le dice dove l’ha presa? È importante».
P: «No (...) Mi dice che era cocaina. “Abbiamo messo la cocaina nella macchina dell’...».
PM: «Poi le dice: “È successo un casino”. Perché le dice che è...».
P: « “Siamo stati scoperti perché la moglie di Filograno ha detto ciò che ha detto e ha messo a te in mezzo al processo”. Dice che secondo lei sono stato io». (...)
PM: «Allora cosa le propone?».
P: «Di prendermi io la colpa, per scagionare il Furchì e tutto il resto che si stavano prendendo a mazzate».
Dagli atti emerge che l’allora moglie di Filograno (e l’imprenditore, oggi suo compagno) avevano denunciato Piperis ritenendo che fosse lui a informare l’avvocato dei loro incontri all’epoca clandestini. «In quel momento - ha messo a verbale l’imprenditore, raccontandone uno - lei era salita a casa mia, passando sotto il portone ha riconosciuto queste due persone che lei ha riconosciuto perché erano clienti del Filograno. Appena è salita su, tempo di 20 secondi, è arrivata la telefonata sua con (...): “Dì a quello - tutto registrato - che lo ammazzo stasera con le mie mani, non ho bisogno di mandare altre persone”».
L’imprenditore ha raccontato delle vessazioni a suo dire subite da Filograno (con il quale nel frattempo è intervenuto un accordo: infatti l’uomo non si è costituito parte civile nei confronti dell’ex marito della compagna). «Questi episodi (...) sono iniziati da novembre con inseguimenti, botte per strada, cose di questo genere. Novembre 2013. Sotto casa mia pedinamenti sempre del Filograno. Poi dopo i pedinamenti siamo passati a citofonate notturne e in qualsiasi ora della giornata. Poi siamo passati alle minacce telefoniche. È stato un crescendo».
Questo è il contesto in cui lunedì 25 spetterà al gup, Antonella Cafagna, stabilire come sono andati i fatti. Filograno ha chiesto il giudizio abbreviato, evidentemente convinto dell’inconsistenza degli elementi di accusa. Loprieno chiederà il proscioglimento. Cipolla, dopo il «no» della Procura al patteggiamento, andrà anche lui in abbreviato. Il suo avvocato Salvatore Campanelli ha annunciato che l’ex militare renderà dichiarazioni spontanee: chiariranno, forse, il contesto in cui si è sviluppata questa storiaccia.