Mercoledì 08 Ottobre 2025 | 12:11

«Prosegue l’anno nero di Stellantis-Melfi: la “schiarita” arriverà solo nel 2026»

 
Antonella Inciso

Reporter:

Antonella Inciso

«Prosegue l’anno nero di Stellantis-Melfi: la “schiarita” arriverà solo nel 2026»

Un terzo dei volumi prodotti in meno, la metà della forza lavoro interessata dagli ammortizzatori sociali

Mercoledì 08 Ottobre 2025, 09:30

Un terzo dei volumi prodotti in meno, la metà della forza lavoro interessata dagli ammortizzatori sociali, lo stabilimento di Melfi che registra un segno negativo del 63 per cento e le nuove produzioni che porteranno «risultati significativi solo nel 2026». Prosegue l’anno nero di Stellantis dopo un già difficile 2024. È quanto emerge del Report della Fim Cisl sulla situazione produttiva delle fabbriche italiane nel terzo trimestre del 2025 presentato ieri.

In particolare, i primi nove mesi registrano un calo complessivo del 3,5 per cento della produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con tutti gli stabilimenti che segnano perdite tra il 17 e il 65 per cento. «Anche il 2025, come il 2024, chiuderà con una riduzione complessiva di circa un terzo dei volumi produttivi, un risultato ben peggiore di quanto previsto a inizio anno. Le previsioni per la chiusura dell’anno restano fortemente negative: poco più di 310mila unità complessive, con le autovetture che scenderanno sotto le 200mila. Attualmente, quasi la metà della forza lavoro del gruppo è interessata da ammortizzatori sociali», sottolinea il report che, per quanto riguarda il sito di Melfi, evidenzia anche come «rispetto al 2024 le produzioni si siano dimezzate, raggiungendo le 26mila 850 unità prodotte». «Rispetto al periodo pre-Covid, la perdita è dell’87 per cento. Le produzioni di Compass e Renegade rappresentano l’81 per cento delle produzioni ed hanno raggiunto un valore complessivo di 21mila 854 unità, in riduzione del 39 per cento rispetto al 2024» viene messo in evidenza, sottolineando come «nel semestre si sono registrati 57 giorni di fermo collettivo gestiti con Contratto di solidarietà (187 turni persi)». «La perdita di volumi ha già avuto conseguenze occupazionali: dal 2021 a Melfi, circa 2370 lavoratori sono usciti incentivati su base volontaria, portando gli occupati a 4670. Sono circa 350 i lavoratori in prestito presso altri stabilimenti. Lo stabilimento è nel pieno della transizione verso i nuovi modelli sulla nuova piattaforma Stla medium», aggiunge ancora il Report, mentre è lo stesso segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano a dire che lo stabilimento di Melfi è in «forte sofferenza». «Siamo in una percentuale significativa: il meno 63 per cento. Sono state prodotte poco più di 65mila unità. È in una situazione di profonda trasformazione, verrà lanciata la nuova Compass e gli impegni sul nuovo stabilimento stanno continuando, Abbiamo una situazione di conferma dei dati produttivi ma dobbiamo capire se questi volumi azzereranno gli ammortizzatori sociali. Dall’incontro con l’ad Filosa vogliamo comprendere se le produzioni metteranno in sicurezza lo stabilimento e l’indotto» spiega Uliano soffermandosi anche sul futuro dei rami dell’indotto «melfitano» definito «in forte sofferenza». «Serve garantire l’uso degli ammortizzatori e dare priorità alle aziende locali nelle forniture – continua ancora il dossier - Stiamo agendo a tutti i livelli istituzionali per tutelare i posti di lavoro e sostenere le imprese nella transizione. È indispensabile attivare strumenti previsti nell’accordo di programma e nelle aree di crisi complessa, per attrarre nuovi investimenti e dare prospettive a tutto il territorio». Insomma, una situazione complessa quella dello stabilimento lucano che si incrocia con le difficoltà delle altre fabbriche italiane del gruppo per le quali il sindacato chiede «un cambio di passo dall’Unione Europea e dal Governo italiano». «È necessario un piano industriale europeo espansivo, sostenuto da debito comune e da un nuovo Fondo europeo con dotazioni paragonabili al Next generation Eu, per accompagnare la transizione garantendo sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale – concludono i vertici della Fim Cisl - Anche il Governo italiano deve fare la propria parte, individuando risorse adeguate per sostenere e rilanciare il settore automotive e l’intera filiera dell’indotto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)