A Melfi scatta l’allarme per il futuro dell’indotto automotive, dove si è già consumata una contrazione dei livelli occupazionali. I sindacati scendono in campo in vista del 25 agosto quando riprenderà la produzione nello stabilimento Stellantis. Sul futuro delle aziende dell’indotto incombe «l'incognita dei volumi di produzione», spiegano i sindacati dei metalmeccanici.
Nell’area industriale di San Nicola di Melfi, nata agli inizi degli anni novanta in una valle un tempo destinata all’agricoltura, il settore dell’automotive occupa complessivamente 9.471 lavoratori, di cui 3.696 occupati nelle numerose aziende dell’indotto.
Nel settore della logistica, quello in maggiore sofferenza i lavoratori sono complessivamente 656 con una previsione di un numero di esuberi pari a 450 persone. Dalla segretaria della Fiom-Cgil della Basilicata, Giorgia Calamita, arriva l’invito all’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, a «venire a Melfi il prima possibile per spiegare il nuovo piano industriale del gruppo». Perchè ci sono aziende dell’indotto che hanno «ricevuto commesse ed altre no. Ma il problema reale è rappresentato dai volumi produttivi dei quali ancora non sappiamo nulla». E questo mentre alcune aziende che producono a Melfi stanno «trasferendo quei pochi lavoratori rimasti e qualche altra sta procedendo a proposte di incentivo all’esodo». Sui volumi di produzione si sofferma anche il segretario della Uilm Marco Lomio, il quale si interroga su quale sarà la «strategia automotive in Italia e in Europa e quante vetture si produrranno». Sul fronte della logistica il sindacalista invita Stellantis a «rimettere in gioco i lavoratori delle aziende lucane, dal momento che essendo cambiato il modello produttivo l’80% del materiale arriva da tutto il mondo».
I timori per il futuro occupazionale non riguardano solo i numerosi lavoratori della Basilicata, ma anche centinaia di operai che arrivano dalle province limitrofe della Puglia e Campania. L’indotto è in «forte sofferenza», afferma il segretario della Fim-Cisl Basilicata Gerardo Evangelista. Decine di aziende stanno affrontando vertenze aperte e per questo è "fondamentale garantire l’accesso agli ammortizzatori sociali e attivare tutti gli strumenti previsti dall’accordo per l’area di crisi complessa».
In Abruzzo, intanto, nello stabilimento Stellantis di Atessa, ex Sevel, è ripresa la produzione dopo le ferie, con 400 addetti in meno, in seguito alla 'separation', la fuoriuscita incentivata. I sindacati intendono richiamare «Stellantis e il Governo a una responsabilità sociale per tutti i dipendenti, questa transizione ecologica ci sta togliendo il lavoro. Una responsabilità sociale per salvaguardare e tutelare l’industria dell’auto del nostro Paese», afferma Nicola Manzi, coordinatore Uilm Abruzzo.