A quasi un mese dall’esplosione che lo ha visto coinvolto in servizio a Roma, Francesco D’Onofrio, agente della Polizia di Stato, è tornato nel suo paese natale, Sant’Arcangelo. Un ritorno atteso, desiderato e soprattutto carico di emozione. Ad accoglierlo, con applausi, abbracci e occhi lucidi, e con in sottofondo il suono delle sirene della polizia di stato, c’erano tutti: familiari, amici, colleghi, istituzioni civili e religiose, ma soprattutto la sua comunità, che in queste settimane non ha mai smesso di pregare e sperare per lui. Al suo arrivo, a piazza Carlo Levi, lo attendevano tantissime persone e un lungo applauso. Oggi riceverà la visita del governatore Bardi.
Era il 4 luglio quando Francesco, in servizio assieme al collega ispettore Marco Neri, rimase gravemente ferito nell’esplosione di un distributore di GPL alla periferia di Roma. Un evento drammatico, che ha scosso l’intero Paese e lasciato ferite profonde, fisiche e interiori. Oggi, però, Francesco è tornato a casa, da quella famiglia che, assieme all’affetto di tutta l’Italia, non lo ha mai lasciato solo.
La cerimonia di accoglienza si è svolta in un clima di grande commozione. Presente il sindaco Salvatore La Grotta, i parroci Don Adelmo e don Cesare, numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, le donne e gli uomini della Questura di Potenza, autorità civili e militari. Ma a rendere speciale la serata è stata soprattutto la partecipazione della gente comune, accorsa in piazza per salutare e ringraziare quel giovane poliziotto che ha rischiato la vita per il suo dovere.
«Questa serata mi ha colpito profondamente – ha detto Francesco- È stata un’iniezione di forza, vedere così tante persone vicine. Non mi aspettavo tanto affetto, e invece mi ha travolto. Noi poliziotti facciamo solo il nostro lavoro, lo facciamo con passione e senso del dovere. Ma sapere che il tuo paese ti riconosce e ti sostiene, fa davvero bene all’anima». Francesco ha raccontato di stare meglio: da pochi giorni ha interrotto l’uso degli antidolorifici e, nonostante i fastidi ancora presenti, affronta la riabilitazione con spirito positivo.
«Sono stati giorni duri, impossibile negarlo. Il dolore si è fatto sentire in modo forte. Ma fin dal primo momento ho pensato che, rispetto a quello che poteva succedere, sono fortunato. Resteranno i segni di quel giorno, ma li porterò con il sorriso, perché posso raccontare la mia storia».
Commosso anche il padre di Francesco, Vincenzo D’Onofrio, che assieme alla sua grande famiglia che abbiamo imparato a conoscere negli anni grazie agli straordinari risultati sportivi raggiunti nel karate, non ha laciato un attimo Roma e il Policlinico Umberto I. Vincenzo, con dolore ma anche con forza, ha ricordato quei momenti drammatici: «ad un certo punto dissero via radio che Francesco e Marco non c’erano più. Ci crollò il mondo addosso. Ma poi la vita ci ha restituito nostro figlio. Oggi siamo felici, siamo grati. Francesco è stato il figlio, l’amico e il collega di tutti. Tutti abbiamo sofferto con lui, e oggi tutti gioiamo per questo ritorno».
«Francesco ha compiuto un gesto di profondo coraggio, mettendo a rischio la propria vita per il bene degli altri- ha detto il sindaco La Grotta che ha sottolineato l’importanza di questo momento per la comunità-È un esempio per tutti noi, soprattutto per i più giovani. Raccontare storie come la sua significa dare valore a chi, ogni giorno, lavora in silenzio per garantire la nostra sicurezza».