VIGGIANO - Una fermata di quasi due mesi e mezzo che agita sindacati e lavoratori. È quella annunciata dall’Eni per il Centro olio di Viggiano a partire dal 10 marzo prossimo e sino alla fine di maggio. Un blocco che avrà un lasso di tempo lungo e per il quale le aziende coinvolte si preparano a modificare gli orari di lavoro – a causa della concentrazione delle estrazioni o degli interventi di manutenzione – portandoli anche a dodici ore. Un orario che ha provocato una dura reazione da parte dei sindacati dei metalmeccanici che temono riflessi sul fronte della sicurezza.
“Si tratta di una fermata straordinaria dell’impianto molto lunga e la concentrazione delle dodici ore di lavoro continuative ci preoccupa – sottolinea Giovanni La Rocca, segretario della Fim Cisl – È un orario di lavoro massacrante, senza tutele economiche e di sicurezza”.
Insomma, una situazione complicata che si incrocia con gli interrogativi dei sindacalisti che si chiedono “se sia davvero così difficile organizzare questa fermata con il normale orario di lavoro di 8 ore” o se di debba “continuare ad accettare condizioni di lavoro che ricordano quelle di un’industria da Terzo Mondo?”. D’altra parte, i timori sono condivisi anche da parte dagli altri esponenti dei metalmeccanici come dimostrano le parole di Giovanni Galgano, segretario della Uilm.
“Lavorare dodici ore al giorno tutti i giorni, tranne le festività pasquali ed alcuni ponti, mette a rischio la sicurezza dei lavoratori – commenta Galgano – E farlo sino al 31 maggio prossimo mette anche a rischio la salute degli addetti. Inoltre, abbiamo il rinnovo del contratto di lavoro fermo e lo sciopero in vista”.
Una situazione difficile, dunque, per la quale i rappresentanti hanno chiesto l’intervento dell’Ispettorato del lavoro. Nel frattempo, proprio ieri i metalmeccanici lucani saranno in sciopero per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro. Una manifestazione si è svolta davanti alla sede di Confindustria a Potenza, dalle 10 alle 12, ed i lavoratori incroceranno le braccia per ulteriori otto ore – che si aggiungono al blocco dello straordinario e delle flessibilità – “per manifestare il proprio dissenso nei confronti della posizione assunta delle controparti datoriali e rivendicare condizioni contrattuali più eque e dignitose”. “Vogliamo aumentare il salario, contrastare la precarietà, ridurre gli orari, estendere i diritti e le tutele per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori» fanno sapere i segretari di Fim, Fiom e Uilm.