SENISE - Era l’alba del 26 luglio del 1986. Un terribile smottamento, a monte dell’abitato di Senise, fece implodere il ventre vuoto di collina Timpone, sulla quale, negli anni, era sorto un intero quartiere. Dalla cima del Timpone si allargarono due lingue di terra che cvalcarono fino ai piedi della collina, portandosi dietro quello che trovavano: alberi, palazzine e, su tutto, la vita di 8 persone. Morirono i coniugi Rocco e Rita Gallo e Giuseppe e Elena Formica; la figlia appena nata di questi ultimi, Francesca, di appena 32 giorni; i fratelli Pinuccio, Maria e Maddalena Durante che avevano dai 15 agli 8 anni. Una tragedia immane. Una tragedia annunciata perchè da tempo non erano mancate avvisaglie anche di rilevante entità su quanto la collina si «muovesse». Un anno e mezzo prima, era il marzo del 1985, si era verificato un altro smottamento che aveva portato l’amministrazione dell’epoca a sgomberare 7 famiglie. Vennero anche stanziati dei fondi per consolidare l’area. Ma le famiglie rientrarono nelle loro case e quei fondi non vennero utilizzati.
La tragedia di Senise diventò il simbolo dell’Italia bella e fragile. Bella, fragile e, spesso, abbandonata a se stessa e orfana di programmazioni tempestive e lungimiranti.
Solo per il consolidamento furono stanziati inizialmente circa 26 miliardi di lire. Sei miliardi per la ricostruzione. Una parte degli interventi ha riguardato la messa in sicurezza della collina franata, con la realizzazione di muri di sostegno su pali con tiranti collocati all’interno del terreno per consentire una maggiore stabilità alla struttura. La seconda parte riguardava sia le abitazioni danneggiate dalla frana sia la realizzazione di pozzi drenanti e la messa in sicurezza di fronti di scavo apparentemente in pericolo. Pozzi che oggi, a causa della scarsa manutenzione, rischiano di risultare inutili.
Nel febbraio del 2021 a Senise ci fu uno stanziamento dei fondi per la progettazione di tutta una serie di interventi legati al dissesto idrogeologico del post frana di collina Timpone. Questi interventi erano stati presentati e candidati tra il 2013 e il 2017. Questi interventi- ci aveva spiegato il geologo Giuseppe De Donato, che ha seguito la vicenda -sono fondamentali per capire e verificare una volta per tutte se l’area ha raggiunto un grado di consolidamento accettabile. Una rete di monitoraggio, insomma, che chiarisca finalmente ciò che attualmente è difficile sapere dagli uffici regionali: se ci sono aree che necessitano di ulteriori interventi’’.
Attualmente non riscontriamo novità in merito. Il Comune ha concluso la fase progettuale che ha candidato a finanziamento alla Regione nell’ambito di una progettualità più ampia legata al dissesto idrogeologico. Ma ad oggi e dopo tutti questi anni, ancora il progetto non è stato finanziato. L’iter non è veloce come lo furono le lingue di terra che travolsero il Timpone.