La Jeep Compass arriva a Melfi e non sarà solo elettrica ma anche ibrida. L’incontro tra l’amministratore delegato di Stellantis ed i sindacati porta buone notizie per il comparto automotive e lo stabilimento di San Nicola di Melfi. Ed è lo stesso ministro per le Imprese ed il Made in Italy, Adolfo Urso, a sottolineare come “per Pomigliano e Cassino le prospettive sono positive e con i nuovi modelli per Mirafiori e per Melfi siamo finalmente sulla strada giusta”.
“Vediamo la luce in fondo al tunnel e l’Italia può riaffermare con orgoglio il suo ruolo di paese produttore di eccellenza anche nel settore auto“ spiega il ministro che annuncia anche che con l’ex Fiat “un accordo di sviluppo potrà essere firmato entro giugno”. Una tempistica celere, dunque, che rischiara l’orizzonte degli stabilimenti italiani.
A cominciare da Melfi dove, oltre all’annuncio della produzione della Compass idrida, per il 2026 è stata confermata la produzione della Lancia Gamma.
«Per lo stabilimento di Melfi è stato annunciato che entro il 2026 sarà avviata la produzione dei cinque nuovi modelli sulla nuova piattaforma Stla Medium” commenta il segretario regionale della Fim Cisl, Gerardo Evangelista che aggiunge come sia “fondamentale assicurare il futuro del sito automobilistico di Melfi, e la prima Jeep che verrà messa in produzione, insieme alla versione ibrida, potrebbe dare un ulteriore sostegno alla ripartenza produttiva anche dell’indotto”.
Per Evangelista, però, “molto dipenderà dal processo di conversione all’elettrico che deve essere sostenuto da una collaborazione condivisa e partecipativa tra Stellantis, il Governo e il sindacato”. “Solo così potremo raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli prodotti in Italia entro il 2030. Melfi potrebbe contribuire in modo sostanziale a questo obiettivo, ma c’è da fare” conclude il rappresentante dei metalmeccanici. Evangelista, però, non è l’unico a valutare positivamente l’incontro. Anche per Giuseppe Palumbo, segretario regionale della Uglm “le prospettive per Melfi sono positive anche grazie all’annuncio della vetture ibrida”.
“La nostra preoccupazione rimane l’indotto perché non c’è certezza sulle garanzie per le aziende satelliti. Bisogna, quindi, lavorare in questa direzione” evidenzia Palumbo. L’indotto: il timore di tutti i sindacati dei metalmeccanici. “Servono altri modelli con la stessa tipologia di motorizzazione” precisa Pasquale Capocasale, segretario generale della Fismic. “La nostra richiesta è, quindi, quella di allocare a Melfi altri modelli con altre motorizzazioni. Vorremmo anche capire come mai lo stabilimento di Melfi, con i modelli attuali, non produce la motorizzazione diesel che è ancora molto richiesta sul mercato” continua l’esponente sindacale. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario regionale della Uilm, Marco Lomio, secondo cui le “notizie vanno nella direzione delle nostre richieste, ma naturalmente non bastano perché vanno accompagnate da una politica industriale sull’automotive che salvaguardi tutto il settore che per Melfi riguardi i lavoratori dell’indotto e dei servizi”.
“Apprendiamo di apprezzamenti anche del ministro Urso ma dagli apprezzamenti bisogna passare ai fatti e definire l’accordo quadro sul settore automotive” taglia corto Lomio. Intanto, ad esprimere plauso è anche il senatore di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, secondo cui “il clima tra la multinazionale dell’auto e il governo italiano è cambiato. Le prospettive per Pomigliano d’Arco a Napoli, Cassino, Mirafiori a Torino e nello stabilimento di San Nicola di Melfi sono positive”.