POTENZA - La sentenza arriva a ridosso dell’approvazione, in Consiglio regionale, del ddl sulla specialistica ambulatoriale accreditata. E riguarda un periodo precedente a quello attuale, caratterizzato dal braccio di ferro tra le strutture sanitarie private e la Regione in merito proprio all’erogazione di spettanze arretrate per prestazioni già effettuate. Una vicenda che testimonia come il sistema abbia mostrato chiari limiti già a partire dal 2015 e che si sia trascinato fin qui in assenza di chiare regole, certe e vincolanti. Per tutti.
L’Azienda sanitaria di Potenza è stata condannata a versare 197.115 euro (oltre gli interessi) all’ambulatorio di nefrologia ed emodialisi Sm2 che fa capo all’imprenditore potentino Vincenzo Basentini. Si tratta di una cifra inferiore rispetto a quanto previsto da un decreto ingiuntivo, emesso dal tribunale di Potenza il 23 aprile 2019, con il quale l’Asp era chiamata a versare 575.272 euro a titolo di remunerazione per prestazioni sanitarie erogate in regime di accreditamento tra giugno 2015 e dicembre 2018. L’Asp aveva fatto ricorso chiedendo la revoca del decreto ingiuntivo e la condanna di Sm2 al pagamento, in suo favore, di 9.366 euro, fondi percepiti in eccedenza dalla struttura rispetto al tetto di spesa sanitaria deliberato dalla Regione Basilicata nel 2015.
Va ricordato che il Tar, con una serie di sentenze legate a cause promosse da strutture accreditate contro la Regione, ha annullato gli atti, con efficacia retroattiva, dei tetti di spesa per il periodo 2014-2017. Determinazioni che erano intervenute a notevole distanza dalla stipula dei contratti. Sm2, che opera nel settore dell’emodialisi, fa riferimento anche a un accordo con la Regione del 16 febbraio 2018 in cui si prevedeva che «relativamente alle prestazioni di dialisi del 2017 erogate oltre il tetto assegnato, la cui somma viene definita in 300mila euro, si provvederà a recuperare tali fondi attraverso una riduzione in misura percentuale fissa sul totale delle somme liquidate e da liquidare per ciascuna struttura».
Sulla scia di pronunciamenti e sentenze, il tribunale di Potenza - a firma del giudice Rosa Maria Verrastro - ha rimodulato il credito preteso da Sm2 per il triennio 2015-2017 in 197.115 euro, rigettando la richiesta dell’Asp del pagamento da parte della struttura sanitaria di 9.366 euro, soldi percepiti in eccedenza rispetto al tetto di spesa previsto. L’Azienda sanitaria è stata condannata anche a pagare le «spese di lite» per complessivi 8.500 euro.
Quello della dialisi è un settore sanitario particolarmente delicato. Il tetto di spesa - tema che ricorre anche per il 2023 - rischia di cozzare contro l’esigenza dei pazienti. Si tratta di prestazioni salvavita per le quali non è possibile rimandare o respingere la richiesta d’intervento. Si andrebbe incontro ad omissione di soccorso, ad interruzione di pubblico servizio. E si metterebbe in pericolo il cittadino stesso. L’interrogativo di fondo è sempre lo stesso: cosa fare, una volta che il tetto di spesa è stato raggiunto, se i pazienti dovessero presentarsi e richiedere la dialisi?