GRUMENTO NOVA - Percorriamo le strade che un tempo attraversavano le vigne nella grande pianura ai piedi di Viggiano; a farci da guida, davanti a noi, c’è l’auto di Massimo Miranda, 50 anni. Per l’anagrafe residente a Viggiano ma la sua proprietà, che divide con la madre 76enne e una ragazza che accudisce la donna non autosufficiente, si trova nel territorio di Grumento Nova. Quando arriviamo davanti al cancello la prima cosa che lo sguardo non fa fatica a mettere in evidenza è la grande effige della Madonna nera del Sacro Monte. Qui, e in molte parti della Basilicata e non solo, la devozione è tanta. Su una parete del vecchio ricovero degli animali difronte l’abitazione c’è una data: 1871. «È stato il primo insediamento della nostra famiglia - dice orgoglioso - poi, negli anni Cinquanta, mio nonno diede avvio all’azienda zootecnica, avevamo una macelleria. Ed io, poco più che diciottenne, dopo il periodo del militare decisi di fare nuovi investimenti».
Erano gli anni a cavallo tra i magnifici Ottanta e i Novanta. Una casa venuta su con tanti sacrifici in un luogo che, fino a qualche anno fa non avremmo avuto difficoltà a definire paradiso. Accessibile, immerso nel verde di campi coltivati, sotto il sole della Val d’Agri. «Aiutatemi ad andare via da qui - dice Miranda - aiutatemi a portare via mia madre».
Oggi la famiglia Miranda ha un vicino di casa ingombrante: il Centro Oli di Eni. Un aratro arrugginito lasciato nel giardino, proprio sotto alla data del primo insediamento, ha come sfondo le torri del colosso industriale.
«Alla fine degli anni Ottanta il Consorzio di bonifica realizzò l’impianto di irrigazione nella zona - ci spiega - con la realizzazione di vasche di raccolta delle acque a monte e in più una vasca di pompaggio. Anche in virtù di questi impianti, quando nel 1992 tornai dalla leva militare decisi di iscrivermi come coltivatore diretto per aiutare mia madre nell’azienda di famiglia. Feci importanti investimenti: comprai altri terreni confinanti (al prezzo di terreni irrigui) ma nel frattempo mi resi conto che le vasche realizzate a monte venivano utilizzate per l’area industriale. E sempre nello stesso periodo mi furono espropriati terreni dall’Asi da destinare all’area industriale (in cui poi, però, furono collocati pannelli solari)».
«Insomma: gli investimenti fatti negli anni con la prospettiva di poter avere una crescita della mia azienda zootecnica sfumarono - dice -. E nel frattempo arrivò il petrolio e il Cova, che si ingrandì occupando gran parte della zona».
E l’azienda? «Avevo molta clientela pugliese - dice - venivano nella mia azienda con i figli a vedere gli animali. Cominciarono a farmi notare la sgradevolezza degli odori. Insomma, l’opinione pubblica ha influito molto. Sopravvivo con la pensione di mia madre».
Nel 2017 un’ordinanza del Comune di Grumento Nova vietò l’uso di acqua e suoli per qualsiasi impiego (dal foraggio, al pascolo, alla coltivazione di funghi o di tartufi) nell’area in cui è presente anche l’azienda Miranda, tra il Fosso del Lupo e la zona industriale «per contaminazione da idrocarburi, etilbenzene ed altro». L’ordinanza è ancora in atto.
«Negli anni non ho mai smesso di rivolgermi alle istituzioni, di chiedere aiuto, di partecipare a tavoli di confronto con sindaci, assessori regionali, la stessa Eni - spiega- portando a corredo delle mie richieste testimonianze di professionisti e agricoltori, sottoscrivendo verbali e documenti. Ma niente».
E negli anni molti cittadini, considerati residenti storici su quegli ettari di terreno in cui oggi si erge l’impianto nel Comune di Viggiano, andarono altrove dopo aver venduto le loro proprietà perché si trovavano in quella «zona cuscinetto» nelle immediate vicinanze del Centro oli. Ma la proprietà dei Miranda, seppur geograficamente adiacente, è nel territorio di un altro Comune e non in quello di Viggiano. Miranda vuole vendere («deve», specifica) ma da anni aspetta che il suo problema arrivi ad una soluzione. Si sta anche adoperando per cercare un alloggio altrove, dove poter far vivere la madre.
E allora? «E allora voglio che qualcuno mi ascolti - spiega Miranda - non possiamo continuare a vivere qui. Viviamo male fisicamente e anche psicologicamente. Come cittadino non sono mai stato messo nella condizione di sapere quali cautele adottare nel caso dei miasmi o degli scoppi, quale via di fuga intraprendere, in quale direzione e con quali accorgimenti, in un costante stato di incertezza e di dubbio per il concreto pericolo rappresentato dal Cova. La notizia dell’ipotesi di vero e proprio «disastro ambientale» nelle indagini della Procura di Potenza, ha dispiegato i suoi effetti negativi anche sul mio stato psicofisico, tanto più perché sono costretto a vivere in una condizione di forte stress provocato dai numerosi eventi variegati e ripetuti nel tempo in modalità continua ed estesi anche in un lungo arco temporale. Le sfiammate, i miasmi, lo sversamento che si è verificato e per il quale è in atto un procedimento giudiziario, i cattivi odori e tutti i fenomeni che continuano a verificarsi hanno arrecato danni e disagi a me e a mia madre».
E conclude: «Lancio questo ennesimo appello. Datemi una soluzione. Mi rivolgo ai rappresentanti istituzionali regionali e nazionali. Chiedo un confronto in tempi brevi, sono pronto anche a proteste pacifiche ancora più forti».