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Basilicata, quei rifiuti speciali spaventano la Valle del Noce

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Basilicata, quei rifiuti speciali spaventano la Valle del Noce

Il commissario europeo Sinkevicius: si verifichi la salute del territorio prima di riaprire

Giovedì 01 Giugno 2023, 13:29

POTENZA - È stato realizzato agli inizi degli anni ‘90 per trattare i rifiuti liquidi speciali pericolosi e non pericolosi provenienti dalla Calabria e dalla Basilicata ma anche da altre regioni. Nel 2013 è stato chiuso dopo un sequestro della Guardia di finanza per sospetti sversamenti illeciti. Da lì si è sviluppata una vicenda giudiziaria durata quasi dieci anni, fino al 2021. Oggi il depuratore San Sago, realizzato a cavallo tra Basilicata e Calabria, nel comune di Tortora, è ancora chiuso, ma a breve potrebbe riaprire sulla scia di un parere positivo della Regione Basilicata alla Vinca (la valutazione di incidenza). Gli ambientalisti sono sul piede di guerra, temendo ripercussioni negative sull’eco-sistema e sulla salute dei cittadini.

Echi della vicenda raggiungono anche Bruxelles. Il commissario europeo all'ambiente Virginijus Sinkevicius, rispondendo all'interrogazione presentata dall'eurodeputato di Fratelli d'Italia Vincenzo Sofo, si schiera dalla parte di chi vuole vederci chiaro fino in fondo prima che l’impianto possa riprendere a funzionare. Qualche settimana fa il parlamentare meloniano aveva infatti portato il caso a Bruxelles chiedendo alla Commissione europea di sensibilizzare la Regione a vincolare ogni decisione sulla riapertura del sito a un'analisi approfondita dello stato di salute ambientale del territorio e sull'impatto che la messa in attività dell'impianto avrebbe su di esso, richiamando i dati anomali di malattie e morti nella popolazione che abita la zona della Valle del Noce e invocando il diritto dei cittadini di avere garanzie assolute circa la tutela della loro salute. ll commissario europeo all'ambiente ha confermato la ragionevolezza delle richieste che arrivano dal territorio. Traduzione: la valutazione in merito alla riapertura dell'impianto deve essere fatta mettendo al centro le specificità naturali del luogo nel quale è ubicato e facendo tesoro delle vicende giudiziarie che avevano portato al sequestro e alla chiusura dell'impianto per procedere con un'analisi approfondita sull'impatto ambientale che la sua messa in funzione ha avuto e avrà sul territorio.

La conferenza dei servizi della Regione Calabria, a cui spetta la decisione finale sulla riapertura del depuratore, si è riunita ieri. Dopo aver raccolto tutti i pareri ci si è riservati di adottare un provvedimento conclusivo nel giro di pochi giorni. Nel frattempo i sindaci dei comuni interessati hanno incontrato il governatore calabrese Occhiuto «che pur ribadendo la sua sensibilità sulle questioni ambientali, ha preferito non prendere posizione sull’impianto». È quanto sottolinea il comitato a difesa del fiume Noce che raggruppa i sindaci dei 9 paesi che gravitano attorno al corso d'acqua, sei della Basilicata (Maratea, Trecchina Lagonegro, Lauria, Nemoli e Rivello) e tre della Calabria (Tortora, Praia a Mare e Aieta).

Cittadini che restano al fronte. Sempre più convinti che il depuratore non s’ha da fare. Ricordiamo che già nel 2016, dopo che all’impianto erano stati tolti i sigilli, i gestori della struttura avevano chiesto di riprendere l'attività. In un primo momento, la Regione Calabria diede il via libera, ma poi, il 18 novembre del 2017, su richiesta della Basilicata, invitò gli stessi gestori a presentare la Valutazione di incidenza (Vinca), data la vicinanza del depuratore al sito di interesse comunitario denominato «Valle del Noce». Il 21 aprile del 2021, come dicevamo, la Regione Basilicata ha dato il suo «ok» alla riattivazione del sito e da allora è un continuo braccio di ferro tra pro e contro.

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