Scenari evocativi di Matera - o di qualsiasi altra realtà altrettanto misteriosa e straordinaria - da osservare con gli occhi stupefatti di un bambino, fantasticamente filtrati e trasfigurati attraverso la lente concettuale dell'artista che dissemina elementi simbolici o enigmi - come nel Rinascimento - rinviando a una dimensione surreale, onirica che strizza l'occhio a Dalì e Mirò. Più che luoghi fisici, spazi mentali. Più che rappresentazioni, narrazioni di scorci reali in chiave del tutto personale - in cui pesa evidentemente una certa familiarità dell'autore in materia di fisica, meccanica quantistica e filosofia - con raffigurazioni che non illustrano né documentano, ma invitano lo spettatore a immergersi nella dimensione immaginifica di quadri animati di presenze galleggianti nello spazio: siluette di «madonne laiche»; allusioni simboliche come il melograno per la fertilità o il fiore per la vita; animali come la volpe (trasfigurazione arcaica della Mater fructifera, simbolo di creazione e creatività), il pesce (la vita, il destino) o i mitologici Pegaso, il cavallo alato, e l'Uroboro, il serpente che si morde la coda, ovvero il cerchio senza inizio né fine; incastri di piani architettonici, giochi di pieni e vuoti, superfici cromatiche in cui predomina il contrasto di blu e aranci, verdi e viola, rossi e neri. Inaugurata lo scorso primo aprile, è stata prorogata di una settimana, dal 22 fino a sabato 29 aprile, la personale dell'artista materano Pino Oliva allestita a Potenza alla galleria Arteé, intitolata «La strada per la felicità» a cura di Massimo Guastella, docente di Storia dell'Arte contemporanea all'Università del Salento.
L'undicesima mostra ospitata nell'ampio spazio espositivo di Nino Masella, in viale Marconi. Un percorso che si sviluppa attraverso 20 tele, coerente con un progetto avviato dal 2021, condotto da Siena alla Città dei Sassi, da Milano e, ora, a Potenza. «Evidente la cifra stilistica dell'artista - ha detto durante la presentazione inaugurale il gallerista materano Enrico Filippucci - che ha alle spalle un passato da disegnatore di fumetti, grafico, art director ed è approdato al suo personalissimo linguaggio neo-metafisico, neo-pop.
Quelle di Pino Oliva sono visioni che hanno la radice nel grande teatro che è Matera, ma si ampliano a realtà parallele, visioni sfocate in cui il tempo è sospeso». La mostra prende in prestito il titolo da due opere in particolare, in cui si evince il fil rouge di questa produzione che origina da un preciso universo artistico, indagato a fondo e con accuratezza di pensiero e tecnica. «Non solo creatività, ma anche concetti e riflessione. Una mostra deve far girare i neuroni. Sono tre - ha spiegato Pino Oliva - gli elementi enigmatici da cui si può cogliere il senso di questa mia ricerca della felicità. Superare i “pesi” della vita a partire da tre elementi ricorrenti: riuscire a vivere di passioni (le fiammelle di luce, il fuoco); sfruttare al meglio il nostro tempo (la colomba); vincere la paura della morte (la pietra, una vita piena, genuina)».