POTENZA - La città di Potenza ha premiato, stamani nella sede comunale, il giovanissimo talento di Rocco Mazzola, 17 anni, da poco laureatosi campione italiano «Sprint and Endurance» del Gran Turismo, tra i più difficili e competitivi d’Europa.
Alla cerimonia, nata dall’iniziativa del consigliere comunale Piero Calò, hanno partecipato il sindaco Mario Guarente e l'assessore allo sport Gianmarco Blasi, che hanno consegnato una targa anche al suo coach Chico Postiglione, pluriaffermato campione potentino su auto Gran Turismo.
La storia di Rocco Mazzola è da copertina per la città, essendo il giovane, nato a settembre del 2005, nipote omonimo del campione di boxe degli anni '50, scomparso nel 2012, e a cui è dedicata un complesso sportivo del capoluogo.
«Sapere di essere il più piccolo - ha detto Mazzola - rappresenta uno stimolo in più per impegnarmi e per allenarmi con maggiore voglia. Quando ho visto la prima gara a Misano quando avevo otto anni è scattata una scintilla e mi sono innamorato del rumore dei motori».
La vittoria del giovanissimo talento lucano, addestrato da Postiglione attraverso la scuola federale, si è materializzata nella stagione appena conclusa alla guida di una Ferrari 488 GT3, che è stata parcheggiata sotto la sede comunale in piazza Matteotti e che ha attratto la curiosità di tantissimi passanti.
Mazzola era anche reduce, a soli 15 anni, dalla vittoria da «rookie» del campionato italiano «Sport prototipi», con un quinto posto assoluto e una straordinaria pole position a Imola, che gli ha consentito di accrescere la sua licenza di guida ad auto superiori ai 2000 cc, fino ad arrivare al titolo italiano che gli sta aprendo le porte a un nuovo contratto, sempre con la Ferrari, per la categoria superiore la GT3.
«Il mio sogno adesso è quello di diventare un pilota professionista», ha concluso il giovanissimo Mazzola, il cui coach Postiglione ne ha tracciato anche un profilo tecnico: «Ha voglia di imparare, ascolta tutti i consigli, lavora molto intensamente, è attento e concentrato e soprattutto è molto freddo e non commette errori. E farlo su una macchina come la Ferrari non è da tutti».