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I lucani si scoprono depressi e «musoni». Cresce consumo psicofarmaci

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

I lucani si scoprono depressi e «musoni». Cresce consumo psicofarmaci

I dati di Osservasalute. Cresce il malessere tra gli «over 40»

Giovedì 03 Novembre 2022, 13:23

Saranno gli effetti del Long Covid, le turbolenze economiche, la disoccupazione, le incertezze sul futuro. Non è facile identificare l’esatta causa, ma un dato è certo: i lucani sono sempre più depressi. Lo si evince dall’aumento del consumo di farmaci antidepressivi. Nel 2020 - secondo gli ultimi dati disponibili del rapporto Osservasalute - è stato del 32,9 per mille al giorno (la media nazionale è ancora più alta e arriva a 42). Per capire la portata del fenomeno basta dire che vent’anni fa il consumo era del 7,61 per mille al giorno. Insomma, un’ascesa inarrestabile riscontrabile non solo nel microcosmo della Basilicata. Secondo proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità emerge che, nel 2030, la depressione sarà la seconda causa di morte nei Paesi occidentali, con crescente e continuo utilizzo dei farmaci correlati.

Strettamente collegato al tema c’è il fenomeno dei suicidi che negli ultimi dieci anni ha registrato una preoccupante crescita in Basilicata, il cui tasso è pari a 14,69 per 100mila abitanti, tra i più alti d’Italia. Il «mal di vivere» sarebbe particolarmente diffuso nella popolazione tra i 65 e i 74 anni, complice la solitudine in cui sprofondano spesso gli anziani, ma dal 2019 ad oggi il baricentro del fenomeno si starebbe spostando sul segmento che va dai 40 ai 50 anni. La causa? Potrebbe essere il risultato non tanto di patologie psichiatriche, quanto di un crescente disagio sociale ed economico. In Basilicata gli over 40 che hanno perso il lavoro o sono finiti nel vortice della cassa integrazione sono circa 1.600, il 3,7 per cento dell’intera platea dei disoccupati lucani: l’essere troppo giovani per la pensione e troppo anziani per «riciclarsi» nel mondo del lavoro li pone in una condizione di estrema fragilità. Di qui l’incremento di depressi proprio in questa fascia d’età, uomini e donne con famiglie alle spalle che si ritrovano senza reddito e con prospettive nebulose in un momento storico complicatissimo, tra caro-energia, pandemia (che ancora ci tormenta), guerra e crisi economica. C’è chi chiede aiuto, si rivolge a psicologi per tentare di riemergere dal vortice della depressione, ma sono in tanti che si lasciano «spegnere». Gli psicologi, tuttavia, avvertono: non è soltanto la mancanza di lavoro la causa di questo malessere che ormai sembra essere radicalizzato nella società, tanto da prendere altre forme e altri nomi. Si sta facendo strada, infatti, un altro fenomeno, quello dei «distimici», termine che indica persone abbandonate al malumore e al pessimismo. Secondo i dati dell’Eurispes, in Basilicata albergano più pessimisti in rapporto alla popolazione residente. Insomma, saremmo un popolo di infelici e musoni. Ad avvalorare la tesi c’è anche il rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile): in base a un sondaggio, solo poco più di un terzo di coloro che risiedono in Basilicata si dichiara soddisfatto delle proprie condizioni di vita, appena il 34,5% delle persone dai 14 anni in su. Tutto il resto, la stragrande maggioranza, esprime insoddisfazione, sentimento che spesso si traduce in anticamera della depressione.

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